Sì 23 Aprile. Che cosa facciamo ? L’illusione è sparita; il velo ci è caduto dagli occhi, e la spina, • ,che ci fu confìtta ne’cuori, sola si sente, spina di sangue, d’amarezza, di vergogna; il sangue de’fratelli, lo stupro delle sorelle, delle mogli, delle figlio, le rapine, le usurpazioni, ed in somma la violazione d’ogni diritto umano e divino, nefandezze, che tutto di vanno rendendo gli austriaci sgherrani vieppiù esecrabili al cospetto degli uomini e di Dio, Imprecano sovr’essi solenne vendetta. Sia pur che le due grandi nazioni Francia ed Inghilterra ci sieno prodighe di promesse magnifiche, stupende; ma è epiesta la prima volta che promettono all’Italia ed alle nazioni, schiave dei despoti d’ Europa, cose magnifiche, stupende, indipendenza e libertà? Sarà l’ultima? Dal mezzogiorno al settentrione sorge un grido terribile che accusa la perfidia, l’indifferenza e l’egoismo di ambedue. 11 passato secolo Io ripete al presente. Francia ed Inghilterra guatano impassibili l’infortunio di Polonia e d’Italia. Pur testò furono esse fredde spettatrici della distruzione di Messina e dello strazio di Lombardia. Ed ora immobili guardano Italia oppressa .dalla brutale violenza e dal tradimento ancor più brutale. Esse guardano e stanno! Come dunque Francia ed Inghilterra ora in tanto pelago di sciagure Italiane si sovvengono della sola Venezia? Come, dopo averla trascurata, ripudiala fino jeri, colgono oggi appunto l’occasione di soccorrerla? Come si persuadono de’suoi diritti eccezionali? Come si risolvono a riconoscerli esse, che fino ad oggi hanno rinnegato ogni diritto, ogni soccorso agli schiavi, che tentano riscattare la libertà della patria a prezzo di sangue? Che lo negano a Roma ed a Sicilia? Saremo $empre condannati all’illusione d’una subdola diplomazia? VENEZIANI, ITALIANI — all’erta! t Vecchio proverbio dice — nel dono ¿el nemico si nasconde il veleno. Chi non conosce la fede dell’Austria'? Dopo le lese mille insidie, di cui lumino pur troppo già vittime, tenta ordirne una più terribile e fatale. Ella teme Venezia, che veglia per Italia e per se. Addormentando Venezia nel letargo d’una falsa sicurezza, ella tenta di guarentire le sue conquiste in Italia, ed all’ombra della sua frode ingrossare l’orde contro l’Ungheria. A quest’uopo la repubblica dell’odierno effimero Bonaparte, e la gelosa aristocrazia della speculante Britannia le prestano autorità e favore. Noi stiamo per essere le vittime del supremo sagrilizio. Or dunque che facciamo? I fratelli Ungheresi, accusando la nostra fiacchezza, le nostre discrepanze col più tremendo rimbrotto, rimbrotto dei fatti, forti per amor di patria, marciano sopra Vienna. — L’Austria sguarnisce le nostre Pro-T. VII. G