515 Cosi insignito egli ebbe il Comando della Batteria S. Antonio a mezzo ponte, che a terraferina congiunge questa monumentale Città. — Con quanta alacrità e premura egli siasi diportalo dirlo non giova, chè i latti a sufficienza il confermano; e di sua attività ed amore con cui operava rimarrà indelebile la memoria in coloro, che il videro coi lavoratori divenir operajo, coi combattenti combattente gagliardo, e facendosi tutto di tutti, e conscio che l’esempio è l’anima dell’azione e della parola, là recarsi dorè necessità v’aveva, o di spegnere il fuoco acceso, o di riempire un vuolo fatto da colpo avverso, o di fortificare quanto era più furibondamente battuto, — ¡Nella latica instancabile, invincibile nelle calamità; non v’era tregua o riposo per lui, che dose non poteva trovarsi colla persona facevasi sentir con la voce, eccitando ad una eroica, onorata difesa. — Pieno il petto di quella pura fiamma d’amore che accendendo fortifica, ed infiammando dà gagliardìa, quantunque lasso e sfinito pelle 11011 mai interrotte sue operazioni non seppe ristarsi lunge dal luogo della tenzone; chè amor di sè stesso all’amore di Pairia e d’indipendenza postergando, a questa siccome nel principiar sua carriera così sino all’ultimo si consacrava. — Ma ohimè! anche per lui la palla era fusa. — Alle 3 ore pomerìd. del giorno 27 Giugno una bomba scoppiava nella Polveriera della Batteria, mettendo la distruzione più nelle opere che negli uomini di quel Posto. Egli accorreva ne’ punii più pericolosi, incoraggiava gli artiglieri a sostenere il fuoco co’soli due pezzi rimasti in balteria; smorzava l’incendio delle palle di cotone; dava ajulo a’zappatori a livellare la strada; ma in mezzo a laute fatiche la lena gli mancava, chè al disagio si aggiungevano i malori, la febbre che lo tormentava da più giorni, ed il suo passo incerto per la stanchezza vacillava vieppiù per le innumerevoli contusioni, e piccole ferite agli arti inferiori. — Suo malgrado si limitava allora ad incoraggiare ed assistere gli artiglieri ed i zappatori al lavoro. Erano le 8 ore e mezza poni. — Egli stavasi iu piedi in mezzo la Balteria, quando una palla da 24 sfiorandogli la schiena lo buttava stramazzone a circa venti passi di distanza. — In tale stato veniva raccolto dagli artiglieri e dal Doli. Trisolini Napolitano, col quale Rosaroll aveva stretti vincoli di amicizia. Nel momento, in cui lasciava la Batteria egli esortava gli artiglieri di Marina ed i Napolitani a non desistere dal fuoco, raccomandando la sua Batteria ai soldati ed a Dio. Fu alla meglio medicato, giacehè il colpo gli aveva fratturato quattro coste alla regione dorsale, e poscia adagialo in una vipera, ove era accompagnato da cinque desolali soldati di varj corpi, e dal Trisolini; ad ogni colpo di cannone la sua fisionomia sì aninm a, e chiedeva se si sosteneva il fuoco, e se la batteria continuava a resistere. — Il Trisolini non potendo abbandonare il suo posto distaccavasi a malincuore dal Rosaroll, che baciandolo ed abbracciandolo per l’ultima volta gli comunicava un legato delle sue cose. — Fecesi trasportare al Comando del Circondario, e chiamato il Tenente Colonnello Cosenz gli partecipava la sua disgrazia non senza dargli calde raccomandazioni per la sua batteria. — Pria di lui giungeva in Venezia l’annunzio del triste caso. — Il Generale in Capo, il Generale Ulloa, ed altri distinti Uflìziali si portarono a visitarlo. — Egli stringendo la mano all’egregio vecchio Generale gli raccomandava l’Italia e la sua Batteria.