2! 5 PRESAGIO m CASI I)’AUSTRIA E ILLA NAZIONE AUSTRIACA. AL REGNANTE E ALLA GASA D'AUSTRIA. ' La guerra può essere determinata e condotta da tale santità di ragioni, che la Cacciano giusta e immacolata; anzi tale dovrebbe essere M'i»|tre da un re, o da una nazione magnanima e retta, e dirò anche più. ila un re o da una nazione cristiana. Ora ditemi, Sovrano dell’ Au->!rin, e ditemi voi tutti della casa, che con la mente vostra soccorrete Ila lincea mente del re, quale dirittura di ragioni vi sembra avere con che giustificare la feroce guerra clic muoveste e portate contro i popoli della Venezia e della Lombardia? In che egli peccarono? Non è forse u ro che, fattone di loro mercato, come di una merce a traffico, furono messi in poter vostro senza il menomo loro consentimento ? Non è forse \ero .che per lenificare l’onta di questo turpe mercato, e per amicarvi nomini generosi, che dovevano sentire al vivo il danno di una indipen-<11■ 11zìi insidiosamente carpita, e tenersi quindi ognora apparecchiati a \indicarne l’oifesa, largheggiaste in promesse di liberali concessioni, di rappresentanze costitutive, di ordinamenti politici valevoli a farci essere lini ioni, gloriosi al pari de'nostri maggiori, felici e conienti quanto mai il fossimo allu più bella epoca della nostra storia (1)? Onde avvenne che a principio furono promulgate leggi, se non pienamente idonee a porci in quel fiore di prosperità e di gloria, che ci era per le promesse «lovaio, almeno sufficienti così a guarentire i naturali dirilli da non vederci precipitali in fondo di un vile servaggio? Ma a che giovarono le li’ggi, gli ordinamenti e le disposizioni? I decreti giacquero silenziosi nella chiostra degli archi vii ; le Deputazioni centrali, che dovevano por-lare e mantenere dinanzi al re i diritti della nazione, ammutirono, e falle cadaveri, come le leggi, divennero strumento indiretlo di una volontà suprema, dispotica, cui servilmente sommesse inchinarono. Per essere quegl’ Italiani che fummo alla più bella epoca della no~ sira storia nessuno oserà negarci, oltre parecchie condizioni che manca* l'ono sempre, volerci un esercito Italiano. Dove fu giammai, durante il rO\erno vostro e vigenti le vostre promesse, che sorgessero queste lesioni italiche? Vero è che la coscrizione pesò duramente sulla Venezia e sulla Lombardia, spigolandoci ogni anno il meglio della gioventù nostra : ma con ingegno d’incredibile scaltrezza, a guisa delle acque del mare che transnaturano le dolci portategli abbondevolmente da’fiumi e f ilinole dispanire, sapeste torvi tanto numero de’nostri senzachè giammai ne uscisse un esercito Italiano; perocché dov’erano gli ufficiali, dove i condottieri italiani? E se qualcuno n'era, sempre fra gli ultimi gradi della militare gerarchia, non ai confratelli, ma sì agli austriaci era messo (i) il Proclama dell’ arciduca Giovanni, segnato a C.onegliano il di ii aprile iS.Mj.