331 spiriti grandemente italiani, anzi più ohe europei. Gol commercio e con le conquiste, ella ha ampliato sé stessa, la civiltà, il mondo cognito. Quest’antichissima civiltà di Venezia, penetrala negli intimi seni del popolo, lo nobilita tutto. Ogni Veneziano non affatto degenere, ha gentilezza nel linguaggio e ne’modi, ha del gentiluomo. I nobili conversando quotidianamente col popolo, si per l’indole affabile e gioviale, si per la gran moltitudine, che uè confondeva almen parte agli ordini meno ricchi, sì per la natura del patronato che abbisognava dell’amor de’ clienti per conservare potenza, e sì in grazia dell’acque interposte tra casa e casa, che facevano il gondoliere custode di molti segreti, e compagno delle ore più liete e dei dì più solenni; i nobili dimostravano benevolen-, za al popolo, e n’erano amati. 11 popolo intelligente ne’suoi sagrifizi, e più libero forse d’altri lungamente educati a certe libertà, vede il male sì, ma lo comporta per causar peggio; sente l’incomodo, ma lo patisce di buona grazia, se così posso dire. Se fosse in essi semplice abitudine di docilità servile, mor-niorebbero de’loro sagrifizi in segreto; ma ne vanno allegri ed alteri. Cinquanta milioni avrà dati Venezia alla libertà in quattordici mesi, senza contare il danno de’ commerci spenti, e delle rendite di terra-ferma scemate o tolte, o convertite in dispendio vivo per le nuove imposte austrìache divoratrici. Ma nè di questo nè d’altro Venezia fa pompa, lilla scioglie in silenzio il suo debito tremenda all’onore d’Italia: e sa da’suoi padri che la forza vera è modesta. Così il marinaro è più modesto e più umano del comune soldato di terra. E parte del popolo di Venezia ha, grazie a Dio, mantenuti sul mare esercizi d’agilità, di vigore, denegazione, di ardimento: gli è giovata questa scuola, e gli gioverà, spero in Dio. All’arsenale nostro, unico al mondo, tenghiam rivolti i pensieri. Lì vivono tuttavia uomini che videro l’antica repubblica; lì fu la culla della libertà rigenerata; e di lì le verranno ale al volo. Le vicine sorelle, o Venezia, si distaccarono dispettosamente da le, confondendo ne’torli di pochi l’intero popolo. Altri che sè soli chiamavano italiani, ti derisero, ti calunniarono, sparsero per tutta Europa in giornali prezzolati i tuoi biasimi. II Piemonte l’abbandonò per averti^ t’insultò per sedurli. Gli stranieri li promisero la mano soccorrevole; poi, quasi l’avessero avvinta da catene nemiche, stettero senza compassione a vedere il tuo strazio. Ad alcuni il tuo resistere è impaccio; e li vorrebbero caduta, perchè sentir ridire il tuo nome è noia a costoro. Ma Dio numera ogni centesimo del tuo danaro che spendi, ogni gocciola del tuo sangue che versi^ ogni sospiro delle lue preghiere ferventi : e presto o lardi, te ne rimeriterà senza fallo, Venezia mia. N. TOMMASEO.