230 missione, incaricata di esaminare l'urgente questione relativa al progetto del governo sulla questione italiana, progetto tradotto in legge nella notte del t(> al 17 aprile: non posso pur dimenticare che forse le mie parole, la relazione ch’io presentai, furono in parte cagione di quella deplorabile impresa. Ho dunque diritto e dovere di esonerarmi, per quanto sia possibile, della risponsabilità, di dire intera la verità, di dire altresì qual sia il partito, che deve incontanente pigliar 1’Assemblea. Sapete che quando fu proposto il decreto del 17 aprile, l’Italia era allora stata teatro di una rotta toccata dal Piemonte. L’Assemblea aveva invitato i ministri a mostrarsi al cospetto dello potenze estere e in favore, s’intende, dell’Italia, più risoluti, più consentanei ai principii repubblicani, che non avessero sin allora dimostrato. I ministri si contentarono di pratiche. Presentarono un decreto per ottenere i crediti necessarii per la spedizione di un esercito. Dichiararono non poter salvare in Italia la libertà posta a repentaglio : la libertà esser minacciata dagli eserciti uniti di Napoli e d’Austria: esser impossibile che la Francia lasciasse compiere, senza mostrar la sua spada e la sua bandiera, eventi che potevano riuscir fatali alla sua influenza nella penisola. Due ministri s’abboccarono con noi. Ci dissero, l’impresa non aver per iscopo di proteggere una forma di governo, respinta dalle popolazioni: ciò esser un attentato contro l’umanità e la libertà ad un tempo. Tal fu, in sostanza,, la parola d’onore che ci diede, e in conseguenia di questa parola d’onore, fu porta all’Assemblea la relazione, di cui fui redattore. Qual fu, a fronte di tale rapporto significativo, e nel quale io pigliava la cura di dire che la Francia si coprirebbe di disonore se andasse ad adempire in Italia la parte eh’ ella vuol riserbare all’ Austria, qual fu il contegno del ministero? Il sig. presidente del Consiglio non voleva prender a parlare; vale a dire, ch’ei consentiva pienamente nel linguaggio usato nel rapporto. Un’interpellazione lo chiamò qui, ed a quella interpellazione ei rispose che godeva de’sentimenti manifestatisi nella Commissione, che quei sentimenti erano l’espressione del suo pensiero; e perchè la mia memoria non possa venir tacciata d’infedeltà, ho qua il Jfloniteur, sul quale tornerò fra poco, poiché mi tarda di venire al latto decisivo e doloroso di tal discussione. L’assegnamento fu stanzialo; la spedizione partì: con quali istruzioni? Ancor l’ignoriamo; la vostra Commissione non pretese che quelle istruzioni le fossero assoggettate. Eli’ebbe fiducia nella parola, che le fu dala. foci a sinistra: Eli’ebbe torto. (Rumore.) II sig. G. Favre: Ebbe confidenza nella parola dala dal signor ministro degli affari esterni e dal presidente del Consiglio. Voi sapete ora, pe’documenti ufficiali, ciò che accadde in Italia. Le nostre truppe non incontrarono resistenza a Civitavecchia; e come v’entrarono ? Dopo un proclama, in cui dicevasi: veniamo a proteggere la libertà d’Italia.