374 semplice, che fu scartalo da 459 voti contro 53. — Oggi la formula del generale Cavaignnc ottenne la priorità; Bastide ritirò la sua proposta, esprimendo soltanto il desiderio che vi fosse aggiunto: prendere la Francia sotto la sua protezione l’indipendenza e la nazionalità di tutti i popoli. 11 generale si attenne alla sua proposta, la quale venne ammessa ad unanimità, mentre 1’ aggiunta di Bastide fu scartata da 346 voti contro 269. 11 Giugno. ELOGIO FUNEBRE ili morti nel glorioso combattimento di Mestre del 27 ottobre 4848, letto nella chiesa de’ SS. Gio. e Paolo di Venezia dall’ ubate Giuseppe prof. Da Camin. Grande Iddio, benedite l’Italia! La Religione e la Pairia in questo giorno c’invitano all’adempimento di un mestissimo n(tizio nel tempio del Signore; a’piè degli altari dell’onnipotente Iddio umilmente preghiamo l’eterno riposo dei giusti a qne’valorosi nostri fratelli, che del loro sangue segnalarono la gloria delle armi Italiane, e morendo da eroi sul campo della battaglia, a no lasciarono l’onore del trionfo, i trofei della vittoria. Nei primi giorni del risorgimento della nostra Patria, in quei giorni solenni e memorandi quando ci vedemmo ad un tratto sciolti dalle catene dell’abbonilo au siriaco servaggio, e le nostre lusinghe portammo nelle dolcezze d’un fortunato avvenire, ed inebbriati della gioia degl’ innocenti tergemmo le lagrime che profonde ci aveano solcate le gote, e fiduciosi della speranza degl’infelici aprimmo il cuore ai palpili tranquilli di una pace serena in quei giorni dolcissimi, quando, trascorso il lungo verno dell’ obbro briosa nostra sciagura, la natura stessa congiurare pareva nell’ingann fatale, e ci sorridea colle verdi speranze d’un vago aprile d’Italia, e le nostre credenze medesime santificavano quasi quella dolce illusione mostrandosi dai Selle Colli senza nubi il sole cosi da noi vagheggiato, in cui fissare una volta securi le nostre pupille ed infiammare il cuore nel santo affetto di Patria, e ritrai- le germoglia della bontà, della virtù; 'n quei giorni, essi pure, que’ nostri cari fratelli, fidenti, illusi si beavano nel divino pensiero della grandezza d’Ilalia, nelle ineffabili dolcezze della libertà della Patria. In questo giorno, freddi cadaveri, viltime glorio* della barbarie, estinti noi li piangiamo, e con affettuosa mestizia raccolt intorno alla lor tomba dolcemente adempiamo il sacro debito dell’auiorc Iraterno. Ah! sì piangiamo, o signori, chè sole le lagrime possono essere eloquenti a tanta perdila; piangiamo, chè l’animo nostro ha pur bisogno d un tanto sfogo di amore. Ma il nostro pianto sia il pianto dei forti, dei giusti; ai barbali che ci opprimono col pianto ancora dobbiamo parlare della nostra grandezza, dei nostri sacri diritti; Italiane siano