103 Alleanza coi re. Queste alleanze ci riuscirono? Noi fummo traditi da essi. Vuoisi dunque tentare un’ altra politica, 1’ alleanza coi popoli. Voi sorridete, e dite; ma l’Italia che è, per difenderci? Permettetemi di tornar per questa transizione alla quistione posta dal sig. Thiers, che colla simpatia dei popoli non si può far nulla, chJ ei sarebbero per la Francia poveri ausiliarii. Vediamo, sig. Thiers, invoco le vostre memorie, i vostri scritti : avete mai veduto in alcun tempo della storia, voi che l’avete scritta, avete voi mai veduta la Francia in una condizione si favorevole? Scoppia la rivoluzione del 24 febbraio, e tutta l’Europa in otto giorni è scossa, l’Italia* l’Alemagna, la Valacchia, l’Ungheria, la Prussia, Vienna ¡ in una parola, fuvvi una specie di scossa elettrica, sotterranea, e da tutte le screpolature della terra uscirono formidabili gridi d’indipendenza e di libertà! In tale condizione di cose, voi diceste : le simpatie dei popoli, le loro alleanze, non son nulla. Voi bestemmiate .... Noverate il loro numero immenso e quello dei re! {Applausi a manca.) Voi sognate tempi, che non sono più, Voi dite: nella prima rivolu* zione gli eserciti seguirono i loro re : ora lo stato di cose è egli lo stesso? Ora i popoli cacciano i loro re p#r*flTitare la Francia! e voi credete che questa simpatia non sia nulla! Ah! sig. Thiers, lasciatevelo dire, voi avete compreso il passato, voi avete una grande e viva intelligenza, ma non leggete nulla nel presente, nè nell’avvenire, No, da qualche tempo non gli avete visitati quei popoli .'.voi li troverete trasformali dall’aere fortificante della libertà. Non ha uomo, scriveamisi da Roma, non donna, non fanciullo, il cui cuore non balzi per la repubblica e l’indipendenza italiana. Ora quando, volente Dio, le cose sono mutate in tal modo, dire: le simpatie de’popoli non sono nulla, ragionare come nel 4792, è restar petrilicato a cinquantanni di distanza, (Benissimo !) E tuttavia, se pensate che la causa dei popoli sia morta, ditelo sinceramente; non alludevate a questo, nel vostro discorso, quando lo finivate, parlando dell’anarchia? Parliamo senz’ambagi: per anarchia, non intendevate voi la libertà? Sì, senza dubbio, ed è ciò che mi cuoce : il governo provvisorio, vuoisi confessarlo, avrebbe dovuto al momento stesso spiegare i nostri soldati sulle frontiere vicine, non come conquistatori, ma come fratelli. Per mia parte, lo confortai a quest’opera; esso temè, per rettitudine,-gli antichi pregìudizii contro la Francia. Se gli avesse superati, ne sono1 convinto, a quest’ora non vi sarebbe più un despota, non un re. (Ap-plausi a manca.) No, non è perduta la causa dei popoli. È forse sospesa per Un momento, ma osservate i bravi Ungheresi, che si battono da ormai dieci mesi. Ora, come avrete letto ed appreso per documenti, essi si trovano sul Danubio a sole trentacinque leghe da Vienna. In Prussia, in quel paese ove tutto si passava nella sfera delle idee,-ed ora le idee si trasformano in alto; in Prussia, non avete voi visto come le dottrine radicali si facevano strada pur in Berlino ? E quando i troni vacillano, voi dite: colleghiamoci coi re? Ripeto, voi non comprendete il presente, voi non vedete che la forza è nei popoli. (Approvazio* ni prolungate a manca.)