235 \rrsar lacrime di sangue su quelle tombe che abbiamo scavate; o pur di continuare l’opera vostra, di spedir nuove truppe, come voi dite, di lare la guerra, d’entrare in Roma di viva forza, di far saltare in aria i monumenti pubblici, di cannoneggiare la popolazione, e per chi? ... . Quanto a me, il dichiaro, io riliuto di continuar a lasciare al ministero la condotta d’un affare, si deplorabilmente intrapreso, e, il ripeto, uopo è che la Camera provveda. Che debb’ella fare? Ciò ch’ella dee fare, altri più saggi e meri addolorati potrebbero dire; i pareri sono diversi: ma, per me, ei mi sembra impossibile che l’Assemblea non nomini, durante la sessione, una giunta, la quale sia incaricala di prender notizia delle istruzioni, che furono mandate agli agenti francesi, e di farvene all’istante un rapporto. Badate, signori, che i minuti qui sono secoli, che la condizione delle nostre truppe è soprammodo rischiosa. Ho letto un carteggio particolare, ed ho fra mani un documento stampato, che comparirà domani ne’giornali, e nel quale si annunzia che quella grave resistenza, di cui è parola nel dispaccio telegrafico, consisteva in barricate, che impedivano alle nostre truppe d’andare più innanzi. Qual era il nostro dovere allora, se veramente il generale Ou-dinot non ha dato fuori un bando, che non era la verità ? 11 nostro do-ure era d’arrestarci; di non passare la distanza, che permetteva a quelle barricate di sparar sulle nostre truppe; di non appiccare, a nessun costo, quell’abbominevole, quell’inumano conflitto. Non pertanto, il conflitto fu appiccato, e ben cinque assalti furono dati, ne’quali le nostre truppe venner rispinte; abbiamo perduti -150 uomini, abbiamo 600 feriti. Ecco il bullettino del ministero ! (Viva agitazione a sinistra.) Parecchi membri: Bisogna mettere il ministero in accusa! II sig. Odilon Burrotj presidente del Consiglio: Senz’avere udito le spiegazioni ? Il sig. Giulio Favre : Il ministero aggiugne che le nostre truppe si sono ritirate ( quest’ è il linguaggio del dispaccio ), eh’ elle presero posizione, che attendon rinforzi. Or bene, signori, noi non possiamo lasciare partire tali rinforzi, senza conoscere le istruzioni, che loro saranno date, altrimenti che con parole. Il sig. Buvignier : E’ sono già partili ! Il sig. Giulio Favre: Abbiam bisogno d’alcun che di più netto, di più positivo; che siano mandati rinforzi, è indispensabile, poiché, badale, non vi fate illusione circa nessuna delle difficoltà di codesta grave e dolorosa condizione. Le nostre truppe sono nella campagna di Roma, che, ben sapete, è aperta da tutte le parti; e se perniala sorte, come risulta dal dispaccio stesso, elle soggiacquero ad un rovescio, siate sicuri che 1 indignazione romana s’aumenterà di tutta l’energia di tal incomincia-mento vessatorio; che da tutte le campagne vicine giungeranno uomini, i quali non ha guari benedicevano, ed ora, in forza della vostra imprudenza, per non dire di più, maledicono il nome e la bandiera francese. E dunque indispensabile, il nostro onore, la sicurezza delle nostre