528 quel tempo, cd anche dopo, onde tutelare socialmente in Roma 1’ ordine pubblico, e reprimere gli ardimenti dei nemici, volgemmo i nostri pensieri a procacciarsi altri sussidii di milizie, le quali, così permettendolo Iddio, per le vicissitudini delle cose e dei tempi pur ci mancarono. In fine, dopo quegli stessi funestissimi avvenimenti di novembre, non cessammo colle nostre lettere, dettale nel giorno quinto di gennaio, d’inculcare, per quanto potemmo, a tutte le nostre milizie indigene che, memori della religione e dell’onore militare, conservassero la fede giurata al loro principe, e ponessero ogni opera, affinchè dovunque la pubblica tranquillità e la devozione dovuta al legittimo governo si mantenessero. Nè ciò solo volemmo, ma ben anche comandammo che venissero a Roma le truppe svizzere, le quali non mai si prestarono ad obbedire a questo nostro volere, dacché principalmente il loro comandante supremo in questa circostanza non si diportasse nè rettamente, nè con onoratezza. Ed in questo intervallo, gli autori della ribellione, affrettando l’opera, non cessavano di vituperare, con ogni maniera di orrende contumelie e calunnie, e la nostra persona, e gli altri che al nostro fianco si stanno : uè perfino esitavano di fare il più nefando abuso delle parole e delle sentenze del sacrosanto Vangelo, onde, in veste di pecorelle, laddove nell’interno erano lupi rapaci, strascinare la imperita moltitudine in tutti i loro pravi divisamenti e nelle loro macchinazioni, ed infondere nelle menti degl’incauti le loro fallaci dottrine. I sudditi però, che per inconcussa fedeltà erano congiunti a noi, ed al temporale dominio delle sede apostolica, bene a ragione e con giusto diritto ci supplicavano perchè li togliessimo a tante e sì gravi angustie , calamità , pericoli e danni, che d’ogn* intorno loro sovrastavano. E posciachò vi hanno alcuni fra loro, i quali sospettano essere noi la cagione ( benché innocente ) di tante perturbazioni, noi vogliamo perciò che costoro considerino che, fino da quando fummo elevati alla suprema apostolica sede, avemmo fermo proposito, come superiormente dichiarammo, di ridurre con tutta sollecitudine a migliore condizione i popoli del nostro pontificio dominio, ma essere avvenuto , per opra di uomini avversi e sediziosi, che quel nostro intendimento tornasse a vuoto, e che all’incontro (così permettendolo Iddio ) potessero quegli stessi faziosi dar compimento a quelle cose, che da lungo tempo per lo innanzi non si ristavano dal macchinare cd intentare con ogni sorta di maligne arti. Pertanto, ciò che altra fiata dicemmo, ora pure ci convien qui ripetere: che, in questa così grave e luttuosa procella, dalla quale quasi l’intero mondo ha siffattamente turbato, debbe riconoscersi la mano di Dio, e porgere ascolto alla voce di luij giacché egli con questi flagelli è uso punire le peccata degli uomini, affinché essi siano solleciti a ritornare sul retto sentiero della giustizia. Ascoltino dunque questa voce tutti coloro che dalla verità si discostarono, ed abbandonando le orme finora calcale, si convertano al Signore : lo ascoltino eziandio coloro che , in cotesta tristissima condizione di cose, più si affannarono delle loro proprie private comodità, di quello che del bene e della prosperità della Chiesa e della cattolica religione , e si ri-sovvengauo nulla poter giovare all’uomo l'acquisto di tutti i beni terre-