428 sapienza, »apra valersi a santissimi lini di questa nuova vita che si è destata »<‘1 inondu, e insegneremo che noi sulla tomba che racchiude le memorie più eroiche d’Italia congiunte e indivise dalla fede ortodossa da noi adorata, su questa tomba riconosciamo bensì e consacriamo il diritto della libertà; ma gridiamo che riconoscere il diritto della libertà c non il dovere e un uccidere la stessa libertà. Insegneremo essere il nostro vessillo per questo indiviso dalla Croce, perchè nell'atto eh'essa sancisce, promulga, e consacra il diritto, lo contiene e lo dirige nell» sua attività lino ai veri confini del dovere segnati solo dalla Croce. Oh! noi, tigli del popolo, perchè ministri di quel Cristo che nato fra la paglia mostrò che stimasse la sua regale prosapia, noi vogliamo e dobbiamo volere l'amore e la benedizione del popolo. Giovani bollenti di a delti, leali, appassionati, immaginosi, che nel (.nidore della vostra anima e nella fede dei padri vostri, seguite una grande idea, c col pensiero, colla parola, e col braccio volete renderla fattibile e darle forma immortale; donne quante siete vergini, spose « madri, che per l'amore immenso a libertà con tante cure e privazioni, veri sagrilizii al sostro sesso gentile, late si bello e dignitoso il nostf# riscatto, non vi dimenticate mai che non corsero che soli otto mesi dal iiiì .Marzo !... Popolo d'Italia, Ira l'Austria e noi bolle il sangue dei nostri martiri! L’angelo del martirio, ha dello Genova, presiede alla vita delle nazioni. Il martire nel suo sepolcro, ha detto Roma per bocca del suo padre Ventura, è più terribile al tiranno, che il ribelle che lo aifronta armalo sul campo. Le reliquie dei martiri, dice Venezia, per mezzo »Iella mia voce, sono le sementi che in breve mature sollo la luce, il calore e la lede nel nostro cielo cresceranno in rami e fruita feconde! Ricordiamoci tutti che, i nostri fratelli defunti sono i martiri del pensiero, dell' affetto e dei dolori d’ ogni sorta di 53 anni di oppressione; e che praticando generosamente il precetto di Cristo non sentirono maggior carità quanto quella di dare la loro vita a prò* dei fratelli ! Non lamentiamo se sono duri i cimenti, poiché la virtù, grida s. Paolo, si perfeziona nelle sventure, e se era necessario, come osserva un grande italiano, volendo vedere la fortezza di Mosè che il popolo d Isdraello fosse schiavo in Egitto, ed a conoscere la grandezza e I animo di Ciro, che i Persi fossero oppressi dai Medi, e ad illustrare I' eccellenza di Teseo, che gli Ateniesi fossero dispersi; cosi volendo conoscere la virtù dello spirito italiano, era necessario che 1*Italia si riducesse a tristissimo stalo, e che la fosse più schiava che gli Ebrei, più serva che i Persi, più dispersa che gli Ateniesi, battuta, spogliala, lacera, cor»a, ed avesse sopportato ogni sorta di rovine. Coraggio, e fede! ... il nostro Dio è quello stesso che scompigliava e struggeva i:i una notte l'esercito di Senacheribbo, che cavalli e cavalieri sprofondava in mare qual piombo, che sbalordiva e impietrava « principi d Edom finché lavorava alla libertà del suo popolo, e però frattanto gridiamo con Davidde: o gran Dio, vendica il sangue dei giusti, ascenda al tuo cospetto i gemiti degli oppressi, fatti segno all’ ignominia ed all insililo degli oppressori. Osserva, osserva: es