505 » essere e sotto quali forme; la vita nazionale che Dio le comanda dc\e » emergere rappresentata a tutti i suoi figli e ai popoli dell’Europa . . , » Sorga e s’accolga in Roma non una Dieta, ma I’Assemblea Nazionale » Costituente Italiana, eletta, non per divisioni di stali esistenti, ma » con eguaglianza di circoscrizioni, e con una sola legge elettorale, dal-» l’unhersilà dei cittadini d’Italia. Preparino gl’ingegni a questa le vie. » S’interroghi il paese sui propri lati. Fino a quel giorno, voi rimar-» rete, checché concertiate, nel provvisorio. » E il 12 giugno: « Non \’è nè può esservi che una sola metropoli, » Roma. Non v’è né può csser\i che una sola Costituente: L’Assemblea » Nazionale Costituente Italiana. » Ed io cito queste linee a provare come i repubblicani, rimproverati continuamente d’intolleranza da chi non ricusa comballere coll’ arine sleale della calunnia, curvassero primi la Ironie, anche quand’altri violava sfroulalamente le sue promesse, davanti la maestà popolare. Ma chi fu giusto mai coi repubblicani? Non affermava il conte Balbo nel suo libro delle Speranze d'Italia, che gli unitari della Giovine Italia volevano le repubblichelle del medio evo? XVI. Il moto che segretamente dal 1815 in poi, e presentemente da tre anni, agita la nostra contrada, è moto nazionale anzi tutto. E dicendo nazionule io non intendo molo puramente d’indipendenza, riazione cieca e senza nobile intento di razza oppressa contro una razza straniera che opprime. Nel XIX secolo, la voce Nazione suona ben alito che una emancipazione di razza. Il grido di Viva Italia! che i Bandiera e i loro (rateili di martirio in Cosenza cacciarono lietamente morendo, era grido di libertà: grido religioso d’unione, di nuova vita, di affratellamento fra quanti popolano questa terra divisa e fatta impotente da tirannidi straniere e domestiche. Quel grido fu raccolto dai milioni e le agitazioni degli ultimi tre anni ne sono il .commento. Il popolo vuol essere una famiglia : famiglia potente di vila collettiva, di bandiera propria, di leggi comuni, di nome, di gloria, di missione riconosciuta in Europa. Idoli suoi, meritamente o no, sono tulli coloro che dovrebbero o potrebbero più facilmente dargli una Patria: nemici suoi quanti ei considera, a torto o a ragione, avversi a questo pensiero, a questo suo supremo bisogno. Tutte le parole, tulli i programmi che i falsi profeli gli han messo da tre anni innanzi, ebbero il suo plauso perchè gli dissero che dovevano fruttargli la patria; poi passarono rapidi come speranze deluse; eia sola parola, il solo eterno programma, ch’ei va ripetendo, è quello di Italia; chi non intende questo eli’ io dico, non intende popolo, nè storia, nè Provvidenza. L’Italia vuol essere. — Noi siamo in aperta rivoluzione ; e questa rivoluzione che si compirà checché avvenga e muterà la Carta e le sorti d’Europa, è innanzi tutto una rivoluzione Nazionale. Ogni rivoluzione ha un elemento nuovo, una forza propria, una leva speciale corrispondente allo scopo che deve raggiungersi. Una rivoluzione