4G lo prego perciò la Camera ad aggradire le mie parole con quella benignità che mi ha sempre dimostrato. Io domando prima di lutto al ministero se questo armistizio sia frutto delle condizioni della guerra o di un impegno d’onore. Se le condizioni della guerra lo hanno richiesto^ noi abbiamo un mezzo per mettervi riparo; e Carlo Alberto ci ha mostrato come gli uomini si liberano dal discendere a condizioni turpi. (Applausi c viva a Carlo Alberto.) Io non fui politico, e non ho la pretesa di esserlo; ma ho un cuore di cittadino italiano, ed ora faccio di politica perchè mi sento il debito di deputato. L’Italia da lungo tempo non nutriva altra speranza, che quella derivante da casa Savoia, che io ho sempre amato ed amo tuttora con venerazione: e non mai tanto onore riscosse, che in ora, che si è data generosamente a proteggere la causa d’Italia; e questo onore non le sarebbe tolto, ma anzi accresciuto, se anche profuga, anche raminga, dovesse ricoverarsi in Sardegna, qualora fosse sopraffatta dalla forza brutale: colà anche non cesserebbe di essere il luminare d’Italia. Se segreti molivi l’hanno latta in ora scendere a bruttarsi in questo armistizio .... io non so cosa dirne. Radetzky era perduto a Milano, se non era l’armistizio; ora sarebbe perduto a Novara, se un armistizio non lo salvasse. Non sono gli Austriaci i traditori, sono altri .... (Commosso.) Io compiango il ministro degl’interni, che stimo pel suo carattere e per l’amicizia di cui mi onora. Egli ha espiato una volta gli prrori del ministero che Io ha preceduto, ed egli espierà ancora una volta gli errori della politica che fu adottata. Col sistema che ci fu scorta nelle nostre operazioni, io sfido tutti i politici a condurre a buon partito le cose: bisogna innalzare il palco! Cosi dovevamo fare (ed io l’ho detto) quando avevamo la forza nelle mani, lo l’ho detto, ma non sarei capace d’innalzarlo, ma sibbene salirlo. Venga Radetzky, venga pure, chè ne abbiamo bisogno per ¡scuoterci dal letargo in cui siamo sommersi: per cinquantanni abbiamo desideralo di morire sopra un territorio libero, e se tali non potremo morire, avremo almeno il conforto di morire combattendo per esso, ed i nostri figli, memori del nostro martirio, non lascierauno al certo inulte le nostre ossa, e verranno sui nostri sepolcri a cantare l’inno della libertà. Oh! Dio mio, perché ci hai tolto un principe che formava la stella polare, che ci doveva guidare a salvamento ! perchè quel principe, che fu immaginato dal geuio politico di Macchiavelli, dovette così presto restar vittima dei tranelli di un infame partito! E le nostre schiere di 420,000 combattenti, dove sono! Cosa hanno fatto? A me non regge il cuore di rammentarlo ! fecero degli assassinii ! sì degli assassiuii e dei stupri ed orrori tali, che solo in Gallizia si commisero, ma in Italia non mai. E di chi è la causa? .... Di un parlilo venuto da Roma, o da dove soltanto Iddio lo sa. Ah! se un Italiauo ha tessuto questa orrenda trama, se un fratello ha osato tradire in modo così nefando i suoi fratelli *... se non vi è l’inferno, createlo per lui. (Applausi da tutta la Camera.)