362 Marghera, 27 maggio. *i « Le operazioni d'assedio cominciate ai 6 avean subito un ritardo a motivo delle inondazioni prodotte dal nemico, il quale, favorito dalle continue piogge, era riuscito ad allagare le nostre trincee coi cannoni c depositi di munizioni, in modo che per molti giorni i nostri soldati, per rimediare a questo inconveniente, dovettero lavorare coll’acqua sino alla cintola; alcuni posti più importanti stettero per 12 ore alla lunga coll’acqua sino al petto. Con gravi stenti si riusci infine ad asciugare le trincee col forare l’argine della strada ferrata, procurando così uno scolo alle acque. « Ai 24, alle ore 5 a. ni. cominciò il nostro fuoco da 96 cannoni; il nemico rispondeva vivamente, e resistette per ben 3 giorni, durante i quali noi facevamo fuoco senza interruzione, solo rallentando alquanto la notte per riparare le nostre batterie danneggiate, contro Marghera, il tortino della Stella, il forte Rizzardi e il forte S. Giuliano. Noi soli att> biamo tirato sino oggi, 27, circa 50,000 colpi, fra i quali 31 mortai gettarono bombe e 45 obizzi granate, oltre a 9 alla Phaixhans. Almeno altrettanti colpi ha diretto il nemico contro di noi. Noi ebbimo la sorte di fargli saltare in aria 6 magazzini di polvere e colare a fondo 2 bastimenti con munizioni, diretti a Marghera. Il nemico si sostenne bravamente, ad onta del nostro terribile fuoco. Alfine questa mattina ha abbandonato Marghera e i soprannominati forti, e si è ritirato a Venezia pel ponte della Laguna. « Le nostre truppe occuparono immediatamente i forti abbandonati; però nel forte S. Giuliano scoppiò una mina, che fece saltare in aria 20 soldati e 5 ufficiali. L’esplosione fu terribile; io stesso, che mi trovava sulla riva della laguna, ne fui fortemente scosso. « Marghera offre un aspetto spaventevole; non si può fare un passo senza incontrarsi nelle tracce di distruzione prodotta da noi: i pochi edilizii sono un mucchio di rovine; i terrapieni e le palizzate distrutte in modo che non si riconosce più la loro forma; insoinma noi ammiri« mo i nostri nemici, che hanno sostenuto questi giorni terribili senza cedere prima. » L’Osservatore Triestino poi pubblica il seguente bollettino del te-nentemarescinllo Thurn sull’occupazione di Marghera, indirizzato al ministro della guerra e dato da casa Papadopoli il 28 maggio. Questo è documento storico di alta rilevanza per noi, e conferma esso pure come la nostra difesa sia stata valorosa, accanita, e inspirala veramente dal* l’amor della patria: « Quantunque la caduta di Marghera, e l’occupazione di essa per parte delle nostre truppe, sien già pervenute a conoscenza dell’ eccelso ministero della guerra, pure io mi credo in dovere di dare ulteriori dettagli su questa importante intrapresa, che ha speciale influenza sulla sorte di Venezia, in continuazione del mio rapporto in data 25 maggio. E tanto più volentieri lo faccio, poiché mi trovo nella gradita situazione di rivolgere l’attenzione di questo eccelso ministero della guerra alle di* stinte prestazioni delle nostre brave truppe, le quali incominciarono tale impresa sotto le più difficili circostanze^ e l’adempierono felicemente in