487 quanto il coraggio c l’ardore, quanto infine il santo amore di patria, diranno sinceramente, e il loro spassionato linguaggio sarà documento per la nostra storia, se pure non rimarranno tra noi più solenni e irrefragabili monumenti della lotta gloriosa. Sappia adunque l’inimico, che tra noi sono unione, accordo, pace, e che a mantenerli non è più bisogno di erigere patiboli, e di adoperare quella paterna correzione di polvere e di piombo, che si trovò costretto di usare il paterno regime per i pochi male intenzionati tra sudditi, che così prudentemente governa. Fra noi, l’imposta e il prestito nazionale affluirono al Tesoro spontanei, an-tecipati ; non per sequestro od amministrazione forzosa dei beni. Il soldato si offerse volonteroso alla pairia, debole, abbandonata; non lo rapirono le baionette alla desolata famiglia. Il bastone e le verghe non sono per noi i garanti della disciplina; nò le opere delle nostre fortificazioni vennero eseguite sotto la minaccia della fucilazione ai renitenti. Neppure un milite contiamo condannato a morte per delitto militare, che la voce paterna di chi comanda, quando non vale ad ispirare 1’ ardor della pugna, serve a strappar lagrime di pentimento. Chi ha comandato soltanto a soldati macchine, moventisi per timor del bastone o della catena, e che pugnano irritati e tratti fuor di senno (la bevande spiritose, o violentati dal cannone che gl’incalza, non può formarsi un’idea del soldato, che combatte per una causa che è la sua propria, per una patria che gli diè natura, e non l’arbitrio umano, che combatte per l’onore che vuol salvo ad ogni costo. E questi sono i soldati di Venezia e delle altre parti d’Italia, or qui raccolti, con cui ha da combattere l’Austriaco. Ma a quest’ora forse egli troppo gli ha imparati a conoscere : forse a quest’ ora, che gli costano sangue, ha appreso a rispettarli; forse, compreso che non da per tutto si presentano facili le vittorie, forse (e noi lo teniamo per fermo) sarà costretto un giorno a confessare che siamo degni della libertà conquistata. Cosi avvenga all’Austriaco di dover credere riguardo ai popoli di tutta Italia. 41 Maggio. Notizie dei fatti avvenuti a Marghera il dì quattro maggio raccontate al popolo veneziano da uno del popolo. È buona cosa, o Veneziani, che voi tutti sappiate chiaramente quei fatti che giovano a sempre più ispirarvi fiducia nelle nostre milizie, e in Dio che darà ad esse la forza di vincere. È buona cosa che sappiate e tocchiate con mano, come Dio e la Vergine proteggano questa gloriosa città! Fra le grida Fiva l'Italia, nel momento del combattimento, il dì quattro di maggio, fu gridato da que’valorosi giovani anche Viva Maria; e un degno sacerdote intuonò questo grido benedetto, che fu ripetuto col cuore. E la Madonna delle Vittorie lo ha, fratelli miei, esaudito. La sua mano celeste ci guida e difende ; e ci difenderà se i falli nostri, e le discordie, e l’orgoglio, e le bestemmie, e la ingratitudine non ce ne rendano indegni.