4 58 sventola tuttavia la bandiera di libertà. Siamo come i trecento di Gedeone eletti fra una moltitudine : e colla nostra costanza vinceremo. Le parole nostre sieno feconde di uuovi fatti. Nessuno, finché ha vita, s’accasci nella stanchezza: ma corra ad eccitare e ammaestrare le schiere giovanili, che prenderanno il posto dei vinti. P. VALUSSI. 2 Maggio. Chi rivolge lo sguardo allo stato d’Europa, alle questioni complicatissime che l’agitano, alle esitazioni, in apparenza almeno inesplicabili, di governi democratici in faccia ai trionfi de’ reazionarii, mal sa comprendere le secrete cagioni che hanno prodotto una si dolorosa condizione di cose. Eppure a noi par che questo enigma possa avere una soluzione; che la luce della riflessione e dell’esperienza, se non può cangiare le conseguenze degli avvenimenti, possa almeno mostrarci la mela verso cui corriamo dubbiosi. E per ciò fare entreremo nelle seguenti considerazioni: le quali se valgono a giustificare alcune nazioni forse troppo facilmente accusate d’indiferentismo politico, avranno in questo giornale una opportunità speciale. Per chi si propone in falli come scopo la fratellanza dei popoli nessun mezzo d’affelto e di conciliazione è da trascurarsi; e tra questi mezzi uno dei più possenti, dei più legittimi sarà il cercare di togliere dalle relazioni fra paese e paese quelle barriere d’opinione e di recriminazioni che furono sempre si fatali alla causa dei popoli, si giovevoli a quella del dispotismo. Se i popoli avessero tutti compreso il vero interesse della civiltà, l’Ilalia, la Polonia, l’Ungheria sarebbero libere e prosperose oggidì. Ma cosi non fu: rinflessibile legge del tempo aveva gettala la luce della libertà e dell’ incivilimento nei popoli oppressi, prima di versarla sulle masse degli oppressori; e quando i primi sursero per ¡stendere la mano agli oppressori come uguali, questi risposero colla mitraglia dei cannoni e colla punta delle baionette! Eppure, la causa dei deboli avrebbe potuto trionfare anche di quella resistenza se avessero saputo farsi forti colla unione; ma così non fecero: insorti in varii tempi, con varie ed anzi talvolta opposte mire, furono sconfini l’un dopo l’altro e per così dire alla spicciolata. Allora implorarono l’aiuto dei popoli possenti, che il giogo dello straniero non ischiac-ciava. Ma questi popoli avidi anch’essi di libertà interna, non meno che d’indipendenza, temettero trovare nella guerra un terribile stromento di despotismo; temettero forse perdere la propria libertà, mentre avessero combattuto per l’indipendenza dei loro fratelli. Inesplicabili misteri della provvidenza, che mette così, per meglio distruggerle, le stesse brame, negli stessi cuori, che ravvicina i grandi progressi della umanità, per combatterli 1 uno coll’altro, che oppone interesse sacro della liberta all interesse, non meno prezioso, dell’indipendenza. E l’Italia, la Francia, destinale ad essere, o presto o lardi, o vinle o vincitrici, indivisibilmente unite, hanno sentito il peso di quella legge. Mentre la democrazia d’ un