73 e per questo raccomandarsi ni potentati mediatori e a tutta l’Europa. Cosi limitata la nostra speranza, acquista uno scopo più determinato di prima. E ch’ella sia ragionevole, me lo persuadono molte considerazioni, , le quali accennerò brevemente. I. Venezia, olire al diritto che ha ogni paese d’Italia, di non dipendere dallo straniero, ha un diritto suo proprio. Ella fu venduta all’ Austria da chi non aveva facoltà di venderla, da chi le aveva promessa libertà, da chi, dopo venduta, la ritolse per sè. Noi non siamo ribelli uè pur nel senso che danno i monarchi assoluti a questa parola; ma riprendiamo il nostro da usurpazione non giusta. Quella, che chiamano legittimità, è non dell’Austria, ma nostra. II. 11 patriziato veneto nel 1797 depose nelle mani del popolo quella sovranità che il popolo aveva ad esso affidata, o lasciata prendere cinque secoli fa. Nelle mani dell’autorità municipale del popolo di Venezia, il conte Zichy, avutone mandato anche dal conte PalfTy, rimise questa città. Per tal modo alla legittimità del diritto aggingesi la legalità delle forme. Venezia è unica, siccome nella fondazione, così nel ristabilimento e nella conservazione della sua libertà. III. L’arciduca Giovanni, nell’eccitare l’Italia alla guerra contro Napoleone, metteva innanzi le memorie del passalo, pronunziava l’indipendenza per premio. Da uno che gli Austriaci ‘chiamavano usurpatore, ei vogliono a\ere acquistata autorità di possesso d’impero. E l’avesser anco acquistala, eglino nel 1809 ce la rimettevano spontaneamente, contenti che non fossimo sudditi ai loro nemico. IV. L’Austria stessa, nel maggio dell’anno scorso, venendo a5 patti, cedeva la Lombardia; ch’era pure un suo stato, come dicono, ereditario. S’ella non vuol confessare che la forza è l’unica sua ragione, deve concedere ar mediatori, che questa, che adesso richiedesi da lei, è restituzione, con minore perdita, e di debito ben più sacro. V. L’Austria non ¡sperava i suoi presenti vantaggi. Onde i potentati mediatoli, rammentandole i passali pericoli, e i pericoli che tuttavia la circondano, possono iudurla a consentire, che di lutto lo stato lombardo e del veneto, Venezia almeno sia libera. VI. Venezia libera non è pericolosa all’impero, giacché non potrebbe tenersi in apparalo di guerra da offendere. VII. Nè l’esempio della sua pacifica libertà istigherebbe a sommosse i paesi circostanti. Se l’Austria ha a lemere sommosse, ciò non avverrebbe cerio per avere lasciata sgombra delle sue armi Venezia : eh’ anzi il non \oler cedere nemmeno in questo, il voler abusare della vittoria, e quasi stancarla, sarebbe a lei il pessimo degli augurii, e il più vero de’danni. Vili. Il rifiuto insulterebbe alla mediazione offerta dalla Francia e dall'Inghilterra, le quali pare che l’Austria voglia fare sue complici. IX. Per ottenere che tutte le città del Lombardo e del Veneto ritornassero sotlo l'austriaco dominio, vi ritornassero dopo saccheggiale, arse, impoverite, avvilite, uon era necessaria mediazione veruna. Il meno che possano Francia e Inghilterra richiedere per l’onore loro e dell’umanità, si è che una città almeno ottenga in parte quello che a molle più era dall'Austria stessa poco fa consentilo.