lasciando i principii ora pure mantenuti in pratica dalle più incivilite nazioni, è certo che prima di giudicare severamente i Veneziani, sarebbe d’ uopo pensare a’ tempi in cui vissero ed alla posizione economica delle nazioni che li circondavano. A piena lor difesa accenneremo un sol fatto. Mentre in Francia sorgeva il sistema di Colbert, e l’Europa intera ammirava il patriottico slancio di quel ministro, i Veneziani, intravedendo gli opposti principii di libertà, abolivano, nel 1662, ogni dazio di entrata, meno quello sui panni, cangiando in siffatta guisa questa città in un porlofranco. La cosa andò male ; ma non per questo si abbandonò l’innovazione, che anzi vollesi attribuire quel danno alla non piena franchigia ; e tredici anni dopo si tolse anche il dazio di uscita, e cosi si prosegui fino al 1689, epoca in cui, vedendosi peggiorare il commercio, si richiamarono le antiche leggi, riducendo peraltro il dazio d’introito dal 6 al 4 per cento, c pubblicando, dieci anni dopo, una più mite tariffa, anche per quello di uscita. Facemmo questa breve digressione, affinchè i partigiani delle franchigie non s’ abbiano a scan-dalezzare di quanto siamo per dire. Oltre allo scopo generale di procurarsi con che sostenere le ingenti spese dello Stalo, n’ ebbero i Veneziani un secondo, quello cioè di attivare nella loro patria il commercio esteriore. Con questa mira appunto si promulgarono i decreti del 1367 e 1598, mercè cui i prodotti della Dalmazia, di Zante e di Cefalonia, si aggravarono di un fortissimo dazio di uscita, se venivano condotti in luoghi diversi dalla capitale, e con questo spirilo, nel 1656 e 1658, si diede franchigia alle uve passule che qui si trasportavano. Più diretti furono i mezzi adoperati per le provenienze di terraferma. Fino dall’anno 1414 (ed alle epoche devesi porre attenzione affinchè non isfugga, come qui si anteciparono molti di quei sistemi che più tardi diedero tanta celebrità ad altre incivilite nazioni), fino dall’anno 1414, dicevasi, fu istituita la dogana di terra, ordinando che in essa si traducessero tulli i prodotti delle città di terraferma sottoposte alla repubblica, non che quelli che in esse fossero venuti da altri paesi ; da questa, si spedivano poi alla loro destinazione, ed