CAPITOLO II. VESCOVI DI OLI VOLO E DI CASTELLO, E TRASLAZIONE DELLA DIGNITÀ PATRIARCALE DALLA SEDE DI GRADO A QUELLA DI VENEZIA. tessendo già metropolitano dei vescovi delle lagune il patriarca di Grado, gl’ isolani di Rialto, di Olivolo e delle più vicine isoletle erano governali spiritualmente dal vescovo dell’ antica Malamocco, poi sommersa. Cresciuta l’isola di Rialto, non meno che Olivolo, di popolo, di edilizi e di ricchezze ; la prima posta in situazione più salubre e su fondo più sodo delle altre ; meno anche discosta dalle bocche del fiume Brenta, onde avea più facile il commercio con la terraferma veneta; la seconda essendo vicina al più comodo porto dell’ Adriatico ; in esse due isole si erano ridotte le famiglie più chiare per natali, per grado del sostenuto tribunato e per beni di fortuna ; ivi perciò con maggior frequenza di plebe si esercitavano le arti meccaniche, le quali seguono il maggior numero e più agiato. Correva 1’ anno 77k, quando pensarono quegli abitanti di unire materialmente a quelle due isole principali altre tre contigue, Gemina, Luprio o Lupriana e Dorsoduro ; con che vedesi in ima-gine viva la materiale genesi della città di Venezia. Allora destossi negli abitanti il desiderio di avere un vescovo lor proprio, mal sofferendo di essere in ciò a peggior condizione di altre inferiori isole, decorate di cattedra. Il doge Maurizio Galbajo, per assecondare le