-d» 256 «€=- fosse assoggettata Zara con i tre vescovi suffraganei, ma gli Zaratini che pel recente onore aveano spiriti alti, si dolsero nel vederselo tolto così all’ imprevista, e cominciarono a mormorare che i Veneziani, oltre il civile dominio a cui li tenevano soggetti, volessero anche usurparsi l’autorità ecclesiastica. Per avere un pretesto alla loro disubbidienza, dicevano apertamente, che il romano pontefice era stato ingannato dai maneggi de’Veneziani, e eh’essi non soffrireb-liono mai d’essere calpesti in tal guisa. Non istettero a vani rumori, ma alzatisi contro le venele rappresentanze, cacciarono il rettore posto al loro governo. I Veneziani si videro costretti a respingere la forza colla forza. Entrati in Zara, ne trasportarono duecento cittadini a Venezia, e ad essa imposero nuovamente in rettore il figlio del defunto doge. Per breve tempo si assoggettarono gli Zaratini alla supremazia ecclesiastica grádense, e prima s’adoperarono in ogni guisa presso i romani pontefici ; ma questi, invece di assecondare i tentativi degli Zaratini per sottrarsi alla ubbidienza dei gradensi, li minacciarono, che in pena di ciò avrebbono privati i loro arcivescovi del pallio e della facoltà di consegrare i tre suffraganei. Da queste repulse, irritati, nuove ribellioni ne conseguirono. Esercitarono i patriarchi di Grado e di Venezia per ben cinque secoli la primaziale giurisdizione, ma sempre doveano accorgersi quanto impazienti del giogo loro imposto fossero gli Zaratini. I pontefici sommi, per altro, non mancavano di sostenere i diritti del grádense, o dei veneziani patriarchi ; ma questi, amanti di pace, amarono meglio parer poco zelanti dell’ onore della lor sede, che continuar una lotta, onde era tolto lo scopo della soggezione, il maggior bene cioè de’ fedeli. Si contentarono quindi di conservare il titolo di primati della Dalmazia, senza ulteriormente esercitare una giurisdizione, di cui aveano titoli legittimi ed incontrastabili. Si hanno documenti della superiorità primaziale esercitata da’patriarchi di Venezia sino alla metà del secolo decimo settimo. Aggiungeremo due sole parole del titolo di abbati di s. Cipriano dato ai patriarchi di Venezia. Questo titolo proviene dall’essere stato nel 1560 nominato patriarca di Venezia Giovanni Trevisano,