78 ragione di Stato, per sapere, se poteva essere compatibile la sussistenza di quella famiglia colla sicurezza della repubblica, la quale poteva avere vicino un comune, non un signore assoluto. E se la ragione di Stato non avesse concesso tal vicino non sicuro, inimico sempre, che usava armi aperte e segrete a’ suoi danni, vorremmo attentamente, e senza dar adito a preoccupazioni, considerare la condizione de’ tempi, i fatti degli altri popoli in quei tempi, non anticipando i progressi della civiltà, non accusando un popolo, perchè non prevenne quello che non è altro se non frutto de’ secoli. Ed anche quando i secoli maturarono questo frutto, vorremmo cercare se mai ne’tempi più inciviliti avvenissero fatti analoghi; se v’abbia nazione senza colpe. Allora potremmo pronunziare retto giudizio, e sarebbe giudizio conforme a giustizia, nè quelli che condannarono a morte il Carrarese, e travolsero nella sua fine infelicissima i suoi figliuoli innocenti, avrebbero minore il biasimo perchè furono padri nostri. Guardare si deve alla natura dell’ uomo ed all’ influire dei tempi nell’umana natura. Le crudeltà inutili non sono che degli Stati barbari. E se nella morte del Carrarese, in quella del Carmagnola, nella deposizione del doge Foscari, tre atti onde tanta ira venne contro al nome de’ Veneziani in quest’ epoca gloriosa della storia loro, si avesse a scorgere unicamente crudeltà inutile, dovremmo dire stolti coloro che gli hanno operati. Ma certo è che non erano punto stolti, bensì avvedutissimi politici, e potentissimi sopra tutte le signorie contemporanee d’Italia, né avevano d’uopo di ricorrere alla frode e alla crudeltà per mantenere la libertà e la grandezza dello Stato. Fatti signori della Marca veronese e trevigiana, fatti signori del Polesine di Rovigo per una guerra col marchese di Ferrara, la politica esterna mutò aspetto. Racquistarono Zara, ed ebbero a combattere con Sigismondo re d’Ungheria una guerra crudele che li minacciò da presso. Capitano in questa guerra contro a’ Veneziani fu un uomo di nazione italiano, Filippo Scolari da Firenze, conosciuto col nome di Pippo Spano; la memoria del quale noi confidiamo di avere purgato dalla nota di tradimento al suo re.