T -<-» 13 »lai crisoboli, decreti scritti in rosso con bolla d’ oro, che accordavano loro privilegi. Vogliono anche clic dipendesse dai re d’ Italia e dagli imperatori che succedettero ; dependenza, la quale dicono constare da’tributi pagati e dai palli fermali. Gli scrittori veneziani si ajutano a smentire o indebolire tali asserzioni. Alla epistola di Cassiodoro danno interpretazione diversa da quella data ad essa dagli altri. Ciò che questi hanno per comando, i Veneziani intendono fosse preghiera. Intorno alla dipendenza dei Greci dicono: il breve del papa 1’ obbedienza di lui risguardare, non già quella dei Veneziani; la dignità e gli ufficii della corte bisantina accordati ai dogi essere state mere onorificenze, averle avute anche dai re francesi, e da Clodoveo in ispecie ; la formula del contrassegnare gli alti pubblici col nome loro, non significare servitù, non i privilegi accordati ; i tributi dati da’ re d’Italia agli imperatori germanici, non essere veri tributi, ma solamente gabelle ad oggetto di condurre le mercanzie e farne traffico ; i patti, non esser altro clic trattali da pari a pari. Questa lite vorrebbe più spazio e tempo che non abbiamo a discuterla e a definirla debitamente. Ci contenteremo di esporre alcune riflessioni. E, prima di tutto, diremo, che il libro che forse primo, e forse più ferocemente, accenna alla servitù di Venezia, si e lo Squittinio della libertà veneziana ; scrittura ingegnosa, ma mercenaria, pagata dalla Spagna, quando nel secolo XVII, non contenta del mal governo che faceva d’ altre bellissime regioni della penisola, colle arti di Giuda voleva azzannare anche Venezia. Risposero scrittori veneziani, a’ quali, caldi d’amore di patria, che pur troppo talvolta accieca, s’ aggiunse un Teodoro Grasvinchelio olandese (quindi nemico della Spagna), il quale fu remunerato dalla repubblica. Non era imparzialità nè negli uni, nè negli altri, e non v’era ponderazione di critica. Le accuse poi furono riprodotte dall’Amelot de la Iloussaie e dal Daru, scrittori questi preoccupati contro ai Veneziani. Ma dove non è imparzialità, nè spassionatezza, non è storia ; si confonde il vero col falso ; il vero, o noi si vuol vedere, oppure si guarda a traverso una lente che lo ingrandisce,