giustificarlo, con tanta maggior forzi 10 abbia inculcato sopra tale avvenimento, sostenendo, cne dall’ottima disposizione di quei popoli verso un Governo dolcissimo, che li ha retti da più Secoli, io non ho dubitato di far-mi verso di lui il più fermo, e sicuro garante, c nello stesso punto sostenuto, che tutta la causa di ques’infausto successo doveva attribuirsi non solo all’influenza, ma all’aperta violenza de’ suoi Ufficiali, i quali se avevano per qualunque ragione concepito del mal umore verso la persona del Pubblico Rappresentante, avrebbero potuto valersi del di lui mezzo per dar un adito amichevole anche sopra quest’argomento a quelle intelligenze, e conciliazioni, con le quali tanti altri ne vennero con reciproca soddisfazione sopiti nelle nostre conferenze; ma che questo era un troppo debole pretesto per colorire un attentato , che certamente doveva pur troppo dipendere ‘da altri principi, che l’onestà, e la buona fede non permettevano di spiegare. A questo passo per comprovarmi le intenzioni del suo Governo, mi fece vedre nell’Originale un Dispaccio spedito sotto il giorno ij dello scaduto, che probabilmente prevedendo , quale doveva esser il soggetto del nostro abboccamento , aveva seco recato, con cui si cerca di giustificare la prima invasione fatta del Castello di Bergamo attribuendola ad un supposto, che da una squadra di Birri Bresciani, e Bergamaschi sia stato attraversato il Milanese, prestato appoggio alla fuga di due bande di Prigionieri Austriaci, di cui sul fatto mi trasse copia, che accompagno alle Pubbliche considerazioni, e mi iece rimarcare, che dal contesto di questo Dispaccio nessiyia ma-la disposizione certo apparisce contro 11 Governo Veneziano, ma anzi si cerca di protestare una infrazione della Neutralità dalla malvagia condotta di pochi individui, contraria alle Leggi, ed alle prescrizioni del Governo. Da cuest’ asserzione delle disposizioni del Direttorio Esecutivo io non lasciai di trarre argomento per concludere quan- 19 to doveva essere fondata la mìa fiducia di ottenere dal Direttorio medesimo quella completa riparazione, che non solamente si conviene alli riguardi di amicizia, ma alli dettami della più stretta giustizia. Da_ quest’argomento passai all’altro pure importante, di cui venni incaricato con due Commissioni dell’Eccellentissima Consulta del giorno 12, « 14 del corrente, relativamente agli Armatori Francesi, che esercitano ¡1 corso ne’più intimi recessi dì questo golfo . Nel rappresentargli la necessità , che venissero OfSzialmente comunicate le Lettere Patenti, colle quali essi vengono autorizzati; onde avere una norma per distinguerli da tutti i malviventi, o Pirati, che sotto taje pretesto non mancherebbero di esercitare a danno degl’innocenti naviganti ogni sorte di violenza, e latrocinio; non lasciai nello stesso tempo di riflettergli, che senza ricorrere agli antichi titoli della Repubblica sopra l’Adriatico, la posizione di questa Città, tutta attorniata da Porti , che per gli interni canali aprono l’accesso a quest’ Estuario, e la necessità di trarre dalla comunicazione colle adiacenti spiaggie li generi più necessari al quotidiano sostentamento della popolazione , in nessun modo tollerava, che perturbata venisse in questi recessi dell Adriatico la navigazione, e che però a scanso di qualunque molesto emergente, il quale non avrebbe ommesso di troppo sovente generare uno sciamo di Pirati, lo interessava a procurarsi la facóltà per conciliare fra noi una linea, entro la quale fosse ai suoi Armatori vietato di esercitare il corso, prevenendolo, che conosceva ben io la convenienza di farla egualmente in prevenzione conciliare per gli Armatori Austriaci, che potessero uscire dal Porto di Trieste. Confessò dì conoscere ragionevoli le due mie petizioni ; e quanto alla prima mi promise di sollecitamente comunicare a VV. EE. l’esemplare delle Patenti , e quanto alla seconda di procurarsi da un Comandante della Marina, esistente a Bologna, le necessarie istru-C a