Maggio *797- impegno fi K. Condulmer, che continuava a chiamarsi impotente a resistere ad un vivo attacco, benché parziale de' Francesi. Col mezzo dunque del suo Maggior di Squadra Parma ricercò al General Divisionario Vi&or la bramata Proroga , che fu accordata. Nel giorno 8 si radunò la gran Conferenza. Fu aperta la Sessione dal Serenissimo Doge per chiedere unto Alti Savi attuali, quanto agli usciti , ed alle Presidenze , qual Piano tener si dovesse fin che arrivassero le positiv- notizie da Milano de’ tre NN. HH. Deputati al General Buonaparte , al caso che li Francesi persistessero nella deliberata volontà di entrar in Venezia. Annunziò , che sul proposito £. Niccolò Morosini dovea palesare • alla Conferenza i suoi sentimenti con quella sollecitudine, che l'affare il più premuroso esigeva , e aggiunse, eh’Egli medesimo il primo, se così fosse creduto, deposte le Ducali Insegne, si sarebbe allontanato tantosto dal Palazzo , e avrebbe depositato in mam dei Capi della Rivoluzione le redini del Governo, e eh« lo stetta pasto avrebbe convenuto farsi dai Procuratori tutti di S. Marco , come Dignità perpetue della R'pub-tk'ca. Sorpresa rimase la Conferenza ad un sì strano discorso, proferito dal debolissimo Doge con voce flebile e tremante . Rispose il Procuracor c K. Alvise Pisani , come Savio supplente in Settimana. Si meraviglia prima, indi loda molto, ad e-salta l’animo del Serenissimo Principe, che senza alcun motivo, ignorando anzi Egli, chi sieno li Capi della Rivoluzione, se pur possa esser vero, che questa Rivoluzione possa esistere, discenda con spontanea Oblazione a tal passo ; e si e-sibisce pronto Egli medesimo per il bene della Patria ad Imitare l’esempio del Capo rinunziando per sempre alla Dignità Procuratoria. Dovevano gli altri Savj rispondere relativamente al piano sopra indicato ; ma invece agitarono la questione, se si doveva, o nò disarmare la Dominante e l’Estuario • La maggior parte fu d’ opinione di levar ogni ostacolo; di far retrocedere sempre più la Flottiglia, e di dare un’apposita commissione al N. H. Iseppo Priuli Savio alla Scrittura , onde fossero approntati varj Bastimenti da trasporto per l’imbarco degli Oltremarini, che spedir doveansi tosto alle loro Case. Qiiando poi toccò a fjr parola al N. H. Niccolò Morosini IV, Egli fece vedere la difficoltà di questo trasporto; affermò, che v’ era del mal umore negli Schiavoni ; tanto più che non avevano ancora ricevuto da qualche Mese la paga : che il primo passo secondo lui, per renderli, docili e per tranquillizzarli, giacche erano ormai divenuti insolenti, (j) dovea esser quello di saldarli prontamente : anzi perchè, co- O) Tutto era iniq’iitì , tutto perfidia ne* Capi Rivol”zion.vi. I Dalluti non erano pagati ; furono spari de* Viglimi Otbi in Lingua Schiavona per i Quartieri, e.l apposta-menti loro, De quali erano avvertiti, che il Governo li tradiva , che sarebbero disarmati, c consegnati ai Francesi. Ecco l’origine della lor inquietezza dopo n Mesi di disciplina , e di tranquillità . Si volevano inquieti dai Rivoluzionar), per quindi calunniarli ,