262 co tempo avrebbe affamati gli Abitatori della Città, i quali non avrebbero potuto neppur ricevere li viveri in proporzione del bisogno dalle vie del Mare, che già cominciano ad esser intersecate dalle Forze Francesi, oltre gl’ impedimenti, che dipendono dallo stato, in cui si trovano le coste vicine. Il N. H.' Morosini espose, che le notizie, ch’egli teneva d’una imponente numerosissima interna insurrezione, che andavasi aumentando, la corruzione di molti Individui Militari, il poco numero di Truppa per resistervi, gl’ incessanti tentativi di suscitare li Nazionali contro li loro Uffiziali , che chiamavano Traditori, con grandissima fatica sempre frenati, lo determinavano ad assoggettare i suoi timori all’ unione surriferita per li necessarj consigli, onde togliere il vicino pericolo d’un interno attacco, che avrebbe deciso della total distruzione della Patria. Quest’immagine turbò non meno la mente, che gli animi di tutti i Cittadini raccolti all’ oggetto di preservar la Patria dagli estremi pericoli, che la minacciavano, e non potendosi protrarre per la stanchezza d’ognuno la sessione di quel giorno, si stabilì di rinnovarla nel giorno susseguente , nel quale chiamati anche li Capi del Consiglio di Dicci , Avvogadori di Co-mun, e SavJ del Consiglio Usciti, ed agli Ordini, si divisero le opinioni, credendo gli uni, che convenisse ritenere gli Schiavoni all’interna difesa di questa Città , gli altri volendoli allontanare, siccome quelli, da’quali temevano pericoli, più tostò che sperare difesa: e fu l’opinione di questi ultimi portata fino al punto, che dopo sciolta la riduzione, alcuni d’essi spiegarono la determinazione di notare un solenne protesto. Mentre le cose procedevano con tanta angustia, ed infelicità, il N. H. Morosini, a cui era stato insinuato di non venire a vie di fatto senza aver prima fentato ogni mezzo di maneggio per evitarle, nell'impossibilità di verificarle al momento, che l’insurrezione scop- piasse armata, per l’impeto delle Truppe, a lui affidate, diffidiissimo da contenersi, ha creduto opportuno di rintracciare persona, che potesse esser influente in tale affare ; perciò si rivolse a Gio: Andrea Spada, ricercandolo dr interessarsi per evitare le stragi, che nascer dovevano da un possibile interno fatto d’armi. Venne da me BattaJ.1 il Spada , indi contommi quanto gli accadeva, ed io lo consigliai a secondare l’invito. Portatosi dal N.H.Morosini gli protestò di non aver parte in alcun progetto di rivoluzione, che anzi aveva ricercato l’attual Segretario di Legazione di Francia d’un Passaporto per uscire dalla Città colla sua ^miglia, da cui gli venne negato, dicendogli, ch’egli Spada doveva restar qui , e cooperare al bene del Paese ; oltre di che essendo Venezia bloccata, non conveniva rilasciare Passaporti ; pure esso Spada al solo oggetto d’essere un mezzo ad impedire i mali, assumeva rincara portarsi dal Segretario di Francia, non avendo egli altra persona , con cui parlare in tali affari. Il detto Spada avvertì il N. H. suddetto, che il Ministro stesso portatosi alla di lui Casa gli disse, che aveva saputo da certa persona, che il N. H. Morosini incaricato della quiete pubblica avesse inteso, che v’erano progetti di rivoluzione, i quali se si fossero verificati, si valerebbe di tutte le sue forze facendo scorrere il sanguee caderebbe la testa de’ Rivoluzionarj , dei quali aveva la lista, e che il Ministro aveva fatto rispondere per mezzo della stessa persona, alla quale disse il Ministro di prestare poca fede, che non conosceva , nè comunicava con Rivoluzionar; , che quanto alle persone uscite per opinioni Politiche dalle Prigioni, erano sotto la protezione speziale della Francia, e che se fosse loro caduto un capello dalla testa, risponderebbe quella del Morosini. Detto Spada prima di verificare la commissione dello stesso N. H. Morosini fece nota ogni cosa a me Francesco Battaja, che Io eccitai ad eseguirla-, e