caratteristici principali de’ più pavidi di quel Congresso, e vivace interno doloro traspirava nell’animo ai Eiù veri amatori della lor Patria. )oveano servir di base a questa Consulta l'esatta relazione dell’av-venuto al Provveditor Estraordinario col Buonaparte in Treviso , quella de’ Deputati , non che la Memoria del Ministro Francese, in quel giorno presentata . Il Zusti-nian si ristrinse all'esposizione de’ fatti, de’qualL-dovea informare, e siccome il Buonaparte a Marghera non aveva reiterato la ricerca della testa del Pesaro, così per non comprometterlo, omise questa particolarità. Si lessero dunque le due Memorie ; quella de’ Deputati fu la seguente. SERENISSIMO PRINCIPE. T jA Sapientissima eroica Deliberazione del Serenissimo Supremo Maggior Consiglio, più che Benedetta da Dio, il quale chi sa , che non voglia anche valersi di miseri oggetti, come siamo noi, alla salvezza delia Repubblica, ci raggiunse a Mazzorbo, e ci affrettò d’implorare dagli Eccellentissimi Sav;, che in ora così tarda trovammo ancora raccolti , norme , rischiarazioni , consigli , atteso massime , che le cose di Palma non eran presenti al momento delle predette Pubbliche Deliberazioni . Determinate le nostre mosse anche al nuovo tentativo in Treviso, o dovunque altro fosse il Buonaparte, lo ci si presentò sul Portil di Marghera alla testa di due Corpi di Truppe, e usati i consueti segnali, fummo accolti urbanamente a parlare. Le voci del Supremo Consiglio della Repubblica pronunziate con tanta mirabile fermezza, e da noi fatta comprendere al Buonaparte la conformità de’SuffragJ , impose anche a Lui , ma non quanto lo ritraesse dopo qualche momento dalle u- 137 sitate sue diffidenze , cercando, se fossero liberati in fatto i prigioni, e se sotto le espressioni, che dimostrò non intendere della Parte, che volle leggere, vi si ascondesse la Plenipotenza , che disse necessaria, o degli equivoci tendenti a nuovamente deluderlo. Ma non si tosto, troncato già anche questo discorso, si disse inflessibile ad ogni trattazione , quando non fossero vendicati gli assassini di tanti Francesi, del Capitano, e degli altri sul fatto dei Lido, con la morte dei tre Inquisitori di Stato, e del Governatoli del Castello, del Grand’Ammiraglio, sotto il qual nome intendevajil Governator della Galera, o altrimenti tra ij giorni al più egli sarebbe patron di Venezia, nt* dalla morte i Nobili si sottrarrebbero, che facendosi erranti sopra la Terra, come Jo sono i Nobili di Francia, e la roba loro nelle Provincie, ormai da Lui dipendenti , sarebbe stata fiscata . Le Lagune non lo spaventavano, le vedeva conformi all’idea, su cui aveva piantati i suoi piani , e cento altre cose ancor più dolenti. Tutti i nostri parlari , aggirati su tutti i possibili oggetti, ed in tutti i modi studiati per ammollire quel cuore , o piegar quella mente a conoscer la barbarie, e l’ingiustizia di quel preliminare furono inutili al solito, ma non ci smarrimmo per grazia d’Iddio non ostante. Richiedesimo almeno tempo, e rischiarazioni. Pel primo voleva, che in 14 ore fossimo a Mantova colla risposta, per le seconde disse, che fatto questo ritornarebbe la calma alla Repubblica col ledintegrarla de’ proptj Stati, ampliarli ancora, e fortificarla con la ptotezione della Francia. Convenuto a gran stento un armistizio di sei giorni , non si poteva indurlo a nessun patto a scriverlo resistendo alle ricerche , e divergendo , come suol quando si trova stretto dal ragionamento , a non volervi rispondere. Richia-mocci al nostro Mandato: e disse, intanto chi governa Venezia? Suggestiva dimanda, come tante altre cose , che suol mischiare ai discorsi estranei