«=*► 234 la calledra grádense, poiché lo slesso Gregorio volle che le fosse assegnato il primo poslo in paragone del ravennate e degli altri 92 vescovi nel concilio romano. Stefano IV poi non volle soffrire che i diritti di Grado fossero poco rispettali dai vescovi dell’ Istria, e intimò ai contumaci una pronta obbedienza. Ecco come si fa chiaro con una serie di fatti incontrastabili, che formano una catena di ecclesiastica tradizione, come la Chiesa romana senza interruzione abbia sempre sostenuta e protetta la Chiesa di Grado nel possesso del suo essere metropolitico, ed in particolare de’ suoi diritti sopra l’Istria insino all’ imperio di Carlo Magno. Ai Longobardi successero nel dominio i Franchi, i (piali s’iin-possessarono non solo d’Italia, ma eziandio dell’ Istria. Carlo Magno, mentre proteggeva il santo patriarca Paolino, non era certamente alieno dai patriarchi gradensi, ai quali anzi, nella persona di Fortunato, impartiva grazie e favori. Il patriarca Paolino era poi ben lontano dal recare molestia altrui, e perciò insino a che vissero e Carlo imperatore e Paolino patriarca, la Chiesa grádense godette di una pace non turbala da niuna persecuzione. Mancato di vita il patriarca di Grado Giovanni, gli fu sostituito il suddetto Fortunato. Leone III pontefice 1’ onorò del pallio arcivescovile, dichiarando, che in ciò seguía 1’ esempio de’ suoi predecessori, e Carlo Magno con un diploma gli confermò tutti i diritti metropolitici. A torto credercbbesi che i vescovi dell’ Istria fossero di per sé insofferenti della superiorità del grádense. V’ ha ragione di argomentare, che la disobbedienza di alcuni sia da attribuirsi ad altrui istigazione, e non a sentimento di avversione che ci fosse nei vescovi stessi. E di ciò n’ è prova quanto ebbe a proclamare altamente in un sinodo il vescovo di Pola; che, cioè, con grande onore era stalo sempre accolto il metropolita in Pola, e che anzi in segno di soggezione a lui si consegnavano le chiavi della vescovile abitazione. In tal guisa il patriarca di Grado continuò nel possedimento della sua spirituale giurisdizione sopra l’Istria sotto Carlo Magno, che nel suo famoso testamento, in cui distribuì i suoi tesori alle