236 o- sorprendendo la buona fede di papa Giovanni XIX con ¡speciose, ma false ragioni, che nelle decisioni supposte del concilio mantovano aveano il lor fondamento, ed assistito in Roma dalla presenza e dal-l’autorità dell’ imperatore Corrado, carpì al pontefice, in una radunanza di vescovi, quella carta (che lo stesso pontefice meglio informato ebbe a ritrattare) con cui ei sottoponeva la Chiesa di Grado alla superiorità di Popone, e dichiarava Orso, ossia Orsone di Grado, falso patriarca, usurpatore ed intruso in quella sede : dalla qual dichiarazione e dal quale privilegio incoraggiato Popone, entrò in Grado a mano armata e la occupò, trasportandone reliquie e tesori. Se 11011 che in seguito, liberato il pontefice dalla soggezione dell’ imperatore, esaminato quetamente 1’ affare di Grado, ed illuminato del vero stalo delle cose e della falsità delle ragioni addotte dall’ aqui-lejese, ammesse da prima senza esame di carte e di fatti ; ed avendo di più ricevute notizie della militare invasione fatta da Popone nell’ isola di Grado, pubblicò una decretale di ritrattazione del suo stesso diploma. In essa confessa di essere stato ingannato, contro ogni sua espellazione, da Popone, il quale, chiedendo che gli si confermassero i privilegi accordati dai pontefici suoi predecessori, avea insieme con arte promesso di provare in seguito un giusto e canonico possesso. Conchiude quindi il pontefice il valore di quella carta essere condizionale ed anzi nullo dopo scoperta la falsità dei motivi a cui si appoggiava. Da questo fatto eziandio si pare, che se qualche rara volta i romani pontefici non si mostrarono favorevoli ai diritti dei patriarchi gradensi, ciò si deve attribuire alle arti dei loro emuli, che rappresentarono le cose in un aspetto assai differente dal vero ; e che, riconosciuto l’errore di fatto, gli stessi pontefici si misero nuovamente per la via antica, cioè di onorare in ogni maniera la sede prediletta di Grado. Alcuni di essi, non contenti di confermare i privilegi, di cui la fregiarono i loro predecessori, vi aggiunsero sempre nuove e gloriose concessioni. Nel che sono da ricordarsi, e Leone che, oltre il pallio, volle che il patriarca avanti di sé facesse portare la croce, e Gregorio VII, che con efficaci espressioni esortò