j8 principi della buona fede, e di quelle ripetute proteste d’amicizia del suo Governo, colle quali chiamava la sua nobile ingenuità in testimonio, con quanta apertura , e costanza, e con quinti pesanti sacrifizi abbia corrisposto ^Eccellentissimo Senato. Quindi esigeva dalla sua onestà il più positivo impegno di rappresentare sotto questo aspetto l’occorso tanto al Direttorio Esecutivo, quanto al General in Capite Buonaparte , riducendomi a ricercare quel solo compenso, con cui ripararsi poteva un tanto attentato, cioè, che senza perdita di tempo assieme colla disapprovazione di chi v’ebbe mano , fossero rimesse le cose nello stato primiero , e quella IProvihcia al legittimo suo Sovrano . Gli aggiunsi, che la medesima rappresentazione era stato espressamente incaricato il Nobile a Parigi di avanzare al Direttorio Esecutivo, e che io medesimo in compagnia dell’Ec-cellentiss’mo Savio di Terraferna Correr eravamo commessi di produrla allo stesso Gen. in Capite Buonaparte. Dopo d’avermi attentamente inteso, non essendovi ragione, o pretesto alcuno, con cui giustificar si possa così. nuovo, e strano attentato, mi rispose, che quando ricevè la Memoria TJf-fiziale egli ne restò estremamente colpito, che questo diventava per lui un mistero in stricabile, che le Massime del suo Governo, e perfino le più recenti commissioni, ed istruzioni erano in un senso totalmente diverso; che l’avvenuto in Bergamo l’avea «la prima creduto procedente da una disposizione spontanea di quei popoli, allettati dal prossimo esempio de’Milanesi, ma ora che per le mie asserzioni intende esservi stato in concorso de’ suoi Uffiziali, non poteva ritre-are altro motivo, che un qualche mal umore concepito contro il Rappresentante , che reggeva quella Provincia : che però convinto della direzione cella mia petizione si impegnava di appoggiarla col maggior calore, tanto al Direttorio Esecutivo, quanto presso il General in Capite, ripetendo anche in tal incontro le fui ampie testimonianze dell’ ingenuità della Vubllica condottale delle segnalate prove d’ amicizia, che in mezzo alle presenti vicissitudini aveva costantemente ritratto dall’ Eccellentissimo Senato. Mi aggiunse poi, che sempre più vi ritrovava motivo di increscergli, che dietro le insinuazioni ripetutamente fattemi, che fosse spedito a Parigi un Negoziatore autorizzato , come era stato desiderato dal Direttorio Esecutivo, li delicati riguardi dell’Eccellentissimo Senato, più volte da me significatigli, 1’ avessero tenuto lontano dal secondarle . Che però si compiaceva di ritrovare a questo una valevole sostituzione nella commissione, di cui ero incaricato presso il General Buonaparte, concepindo la maggiore fiducia , che in un tale abboccamento fossero per intieramente dileguarsi tutti que*dubbi, che somministrarono argomento a vari nostri Colloqui, e quindi si pervenisse a conservare quella perfetta intelligenza fra li due Governi, a cui mi protestò di non aver giammai lasciato con tutto lo studio dal canto suo di contribuire. Esibendomi poscia- per la giornata di domani li Passaporti per poter senza remora attraversare in mezzo a qualunque corpo dell’esercito F an-cese, onde raggiungere ovunque si trova il Generale in Capite Buonaparte ; mi insinuò nello stesso tempo di procurare di eseguire la mia commissione in qualche momento, in cui il di lui spinto non sia occupato dalla viva a-zione dslla guerra, significandomi, che appunto in questi giorni lo sapeva occupatissimo ad incalzare con tutto il vigore gli Austriaci, i quali sembravano disposti a ritirarsi, e che in tanto lo avrebbe prevenuto della mia commissione, la quale usando verso lamia persona delle espressioni troppo lusinghiere, poteva assicurarmi, che gli sarebbe riuscita gratissima. Ben può persuadersi l’Eccellentissimo Senato, che quanto più cercava il Ministro di divergere dall’ argomento nell’ attentato commesso nella Città di Bergamo, intorno a cui chiaramente appariva, che non poteva trovare pretesto alcuno pei*