all’estimo che avevano nella città; locclié dicevasi allibrare a fuochi veneti. Così i beni die un nobile veneziano possedeva in diverse provinole, erano messi nel catasto di Venezia. Le gabelle erano miti ; nessuna servitù reale e personale, non capitazione. 11 contadino pagava pochi soldi ogni anno per eiaschedun individuo adulto della famiglia, gabella della macina dei grani. Le arti erano chiuse come nella capitale, e godevano gli stessi privilegi.Furono talvolta venduti i beni dei comuni, ina non tutti, e solamente nelle grandi strettezze dello Stato, e per non aggravare i beni particolari, e prima si vendevano i beni dello Stato. Non può rimproverarsi alla repubblica la poca cura delle strade, perchè era colpa di tutta Europa prima della rivoluzione francese. 1 fiumi costavano assai denari all’ erario. Si pensò sempre all’ interesse dei sudditi proteggendo le industrie nazionali, quando il proibire le straniere che potessero danneggiarle si teneva come fondamento di economia pubblica. Per questo si istituì il gius pensionatico, sul quale fu stesa una bella scrittura dal dottor Tolommei, professore di diritto naturale nell’ Università di Padova. E il diritto di pascolo invernale nella pianura, accordalo ai pastori delle montagne, tuttora esistente, per proteggere la pastorizia, c cpiindi il lanificio. Certo che i sudditi non avevano alcuna compartecipazione nei diritti della sovranità. Il popolo non se ne lagnava; in ¡specie confrontando la sua condizione con quella de’ sudditi delle vicine dominazioni. Quel Bortolo, il cugino bergamasco di Renzo, è il tipo del suddito veneziano posto in confronto dei sudditi di Spagna, Milanesi. Il Manzoni, nel suo libro sotto le forme di un romanzo, ha scritto la più vera storia che alcuno dettasse. Al caso, prowedevasi 11011 solo pel popolo di Venezia, procacciando le abbondanze coi denari dell’ erario, ma anche per quello delle provineie. Quelli che in generale mal volontieri sopportavano il dominio della repubblica erano i nobili delle città soggette. Ed era naturale. In un governo assoluto, ogni cosa emana dal sommo imperante, che se gratifica di onori, di privilegi e di favori la nobiltà, questa, anzi che adontarsi dell’ obbedire a chi è signore di lutto, si onora