po masche, anche quelle , eh erano state incerte di mancar alla fede, sono in armi, come pure la. maggior parte degli altri Paesi circonvicini, Si può a gran stento /renar il loro ardore d'an-Jare ad attaccar Brescia, e Bergamo per ricondurle al naturai loro Sovrano; ed è gran avventura, che le prudenti riflessioni servano a contenerli in ¡stato di sola difesa, Ma perché neppur questo raggio di felicità possa rispondere in mezzo a tanta oscurità, li Francesi con aperta intelligenza con li malvagi sturbano tutte le prese misure. A Verona quel Comandante reclama l’ammasso di genti armate vicino alla Città, ed a Peschiera non si concede il passaggio nè per la Fortezza, né per li suoi contorni, e si esige con tuono fermo la demolizione del Ponte di Monzambano, eretto per la comunicazione delli Comuni armati. Da Bergamo si scrive una Lettera , che appare sottoscritta dall’Uffiziale Landricux , Capo dello Stato Maggiore della Cavalleria, minacciosa al Provveditor Estraordinario, accusandolo d’aver ordinato ai Popoli in armi d’attaccare li Francesi. Nell’ interno di Brescia si dice conformarsi un Corpo di oltre 6000 Uomini fra Ferraresi, Pavesi, Lombardi , Bergamaschi, e Bresciani, per andar ad attaccare li Sudditi valorosi; e zooo Po-lachi accantonati a Castiglione della Sti-viere attendono il momento opportuno per assistere gl’insorgenti. Andrea Alberti Segretario. Questo fu il funesto prospetto degli affari, spedito alle Corti nella sera del giorno 8 Aprile . Nel punto medesimo rendendosi sempre più palese la perfidia de* Francesi , ed accrescendosi per le loro continue molestie l’apprensione del zelante Provveditor Estraordinario in Verona , e di quel benemerito Rappresentante, indirizzarono essi nel- lo stesso giorno 8 al Senato il seguente Dispaccio. SERENISSIMO PRINCIPE. (^Rescono ad ogni istante più le nostre apprensioni sul pericolo dell’ingrate conseguenze, che possono derivare dall’ ormai decisa cooperazione de’Fran-cesi a sostenere i ribelli non solo, ma a promuovere più grandi molestie. Il Capo dello Stato Maggiore della Cavalleria dell’ Armata , quello stesso , che da Bergamo scrisse la Lettera al nome dell’ Eccellentissimo Provveditor Battaja, ed alle Valli, diresse in jeri al Brigadiere Maffc-i, ed al Capitanio Filiberi in Montechiari la Lettera, che originale accompagniamo alle considerazioni di VV. EE. Il desiderio, che essa cada sollecita sotto le osservazioni Sovrane, fa che non analiziamo il contenuto dolente per ogni rapporto , e terribile per le sue conseguenze. Egli però in sostanza si riduce a dichiarare, che nessun partito armato (così si esprime) entrerà né in Brescia, né in Bergamo, avendo dato órdine a’Comandanti di far fuoco indistintamente contro chiunque osasse approssimarsi alle loro mura: che stabiliva un Campo , ed attaccherà in persona chiunque si presenterà armato: che ordinava di ristabilire a colpi di cannone la comunicazione tra la Lombardia ed il Generale in Capite; e che ritarderà per due ore l’attacco sin a tanto, che pervenute gli fossero le risposte per un abboccamento, al quale lo invitava per concertare, e cercare di allontanare la guerra. Le espressioni, delle quali sono accompagnate le proposizioni suddette, meritano anch’esse il più serio rimesso per parte di VV. EE. Ricevuta questa Lettera dal Tenente Soffietti , poiché distante il Brigadiere, vi ha Egli interinalmente formata la risposta, che assieme alla di lui Lettera accompagniamo inserta. Ritornato però, come esser deve a quest’ ora, il Brigadier al suo posto , e benché siamo certi che la sua prudenza, e l’esperienza, che Egli ha delle Pubbliche massime, guideranno la di lui condotta con utilità del Pubblico servizio , nulla meno venerato aven-