sí de! dì lui discorso, e quindi attcstandolo alle cause produtrici dell'insurrezione , parlò dell’ oggetto della nostra intervista. Egli la concentrò a due punti essenziali . Libero l'ingresso alla sua Truppa in Città, e sbando dc’Vil-lici per aver libere le comunicazioni colle Armate. Pronunziate le due proposizioni con i modi i più energici, e fermi, niente valse a rimovcrlo. Vi aggiunse bensì la minaccia , che lor quando forzato avesse ad entrare nella Città colla spada insanguinata, egli ridurrebbe Verona in un mucchio di sassi. Tale a molte riprese, dicendo, esser l’ordine, che egli teneva. Quindi imputando ad opera della più raffinata Politica l’unione de’Villici, disse, che VV. EE. volendo fare la guerra »’Francesi , nd osando direttamente di prendere Tarmi contro r medesimi, avevano ¡maginato una rivoluzione per armarsi e piombargli contro ne’momenti , ne’ quali il nemico gli stava di presso: che lo provava Tesser egli stato costretto di aprirsi il passo della Lombardia sempre combattendo , e disarmando torme di Villici, sostenuti, e diretti da’Veneti. Che era colpa Veneta, se il Buonapartc venne costretto a segnare un Armistizio di io giorni colle Truppe imperiali, e che questo essendo stato in conseguenza delle Venete disposizioni, impedienti il passo alla marchia de' rinforzi all’Armata , VV. EE. avranno a pentirsi di tali misure. Si estese poscia sugli assassini , ed il Landrieux sulle cose awenu* te oltre Mincio, attribuendo allTìcccl-lentissimo Provveditor Battaja il noto infantato Proclama , e cercando di convalidare con questo le supposte male intenzioni di VV. EE. contro la Francia. Questa serie di accuse, e di diman-de non dovevano esser lasciate cader senza risposta. La lealtà, la ingenuità delle Pubbliche massime, comprovata da dichiarazioni,da fatti, dalla ragione, e dailo stesso interesse, furono le basi , sulle quali appoggiar per dimostrarli , che VV. EE. vogliono mantenersi in quella amicizia, e neutralità, che fu J 67 sempre osservata : che T armo de’ sudditi non era derivato da altro movente, se non da spontaneo voto di viver fedeli al naturai loro principe, e difendersi contro gl'insorgenti, e loro appoggi : che non potevo occultare essersi molto allarmati i sudditi Veronesi , scorgendo apertamente appoggiati gl’insorgenti a Salò, e nelle Valli da alcuni Francesi : che ouesta apprensione divenne maggiore, lorché credutosi dal Governo di far arrestare alcuni mal intenzionati turbatori della Pubblica tranquillità , questi essendosi ritirati presso il Sig. Gen. Billand, vi trovarono tutta la protezione, non avendo Egli nemmeno risposto ad una Lettera , che ne chiedeva la consegna di uno di essi ; che tali circostanze avendo indotto in sospetto il Popolo, che i Comandanti Francesi potessero mirar a prestar assistenza ai mal intenzionati, fu. poi portato a crederli determinati, lorche nel giorno 17 mentre regnava nella Città una piena quiete , si sentirono quasi segnali tre colpi di Cannone a polvere tirarsi dalle batterie de’Castelli, e quindi conseguentemente attaccare il Pubblico Palazzo con colpi a palla : che vedendo insultata la Pubblica Rappresentanza di quel Principe, cui tutto volevano sigrificare l'animo loro, si d acceso in modo da non poter calcolare il grado del trasporto , a cui si potessero spingere : che perciò se non credevo poter assentire all’ingresso delle Truppe Francesi nella Città , non era questa che una misura prudenzial per veder calmato il Popolo , onde e«-vifare somme conseguenze, delle quali io non avrei potuto risponder-, che gli offrivo in vece di far gettar un ponte sull’Adige, dove meglio credesse convenirgli per le sue operazioni militari, e che cessandole ostilità, si conciliassero le cose in modo ad assicurare la comune tranquillità ; facendo, che la Guarnigione ne’Castelli, ed altre Guardie , ’sia metà Francese , e metà Veneta. Ma rifiutara quest’offerta condiscese a proporre, che si ritirerebbe dalla vista della Piazza > qualor lo si volesse