tutta costanza , che 1* EcccFl. Provvedi-tor Estrardinario, ed il Supremo Tribunale di Venezia saranno senz’alcun dubbio intesi scrupolosamente dell’affare; lo pregai quindi dell’immediato passaporto di regresso, e dell’ondine per i Cavalli da Posta, onde all’apparire del giorno restituirmi velocemente a questa parte . L’ora tarda formava qualche obbiet-to alla consecuzione di tali carte, pure s’incaricò di scortarmi, e dì fatti in pochi momenti si conseguirono ; strada facendo mi prevenne, che forse sarà necessario presentarsi per tal’oggetto al General Kilmain, il quale attesa la qualità dell’ ora, e la pressante premura si farà sollecito d’indagare , chi io mi sia ; suggerendomi in tal caso di rispondere esser io un mercadan-te da Cavalli ; obbiettai, che tale proposizione poteva iffibarazzarmi col Generale, che facilmente sarebbe entrato meco in dialogo in tale argomento , nel quale io mi trovavo affatto ignorante ; fu a questo momento che assicurandomi di non temere obbietti in sua compagnia, si lasciò fuggire qualche cenno indicante essere lo stesso Kilmain a parte del passo, che da lui si faceva, per impedire la rivoluzione dello Stato Veneto; giunti al Palazzo una volta dell’Arciduca, latto in presente abitazione , e Burò del General Francese, si ebbe, eh’Egli era al Teatro. Retrocessi col JLàudrieux verso la Casa Albani, si tennero varj discorsi politici, e guerrieri relativi allo stato delle cose presenti. Egli condannò infinitamente le Pubbliche direzioni, disapprovando il totale disarmo dello Stato, e la fiducia riposta nella Nazion Francese, sempre nemica dell’italiana. Osservò che la stanchezza della Francia, la diffidenza verso Buonaparte, e la somma de’di lei interessi esigevano una pronta pace coll’Austria, e l’evít-cuazion dell’Italia: mi ripetè, che tutto dipendeva dall’impedire la macchi- (i) Questa Relazione fu presentata dal N. H. Ottolini nel giorno 16 Marzo al suo ar-liv» in Venezia; noi ia trascriviamo qui per Tomo II. 9 nata Veneta Rivoluzione; insistette no-vamente, ond’io con prontezza retroceda a Milano desiderando d’aver meco a fare più che con altri, scrivette il mio nome sul di Lui taccuino, e pervenuti alla casa Albani congedatomi dal_ -Landrieux , e dall’ Avvocato Serpieri mi coricai per 4 ore nel- lo stanzino assegnatomi, dove fui servito da un domestico di quella famiglia. Nella continua diffidenza di quanto vidi, ed ascoltai, nel sospetto di dover servir forse di mezzo, e dì vittima a qualche rea macchinazione, angustiato dall’idea della pubblica difficilissima situazione, passai le poche ore notturne , ed accelerando possibilmente l‘a corsa, mi rassegno a V. E. umiliandole il risultato dell’ingiontami onorevole Commissione , offrendomi dì proseguire a-qualunque rischio l’opera incominciata, per contestare al Serenissimo Principe quell’ indelebile attaccamento di fedele sudditanza, dì cui mi pregherò eternamente, e per testificare a V. E. quel profondo sentimento d’ossequio e venerazione, che nell’atto di baciarle umilmente le Veste mi fa essere. Bergamo 10 Marzo 1797. Umiliss. Div. Ossequioss. Serv. Guglielmo Stefani. Giunse frattanto finalmente il giorno 12 Marzo, in cui levandosi la maschera la perfidia Francese doveva dar principio a rivoluzionare la Città e Provincia di Bergamo . In qual modo accadesse un sì funesto avvenimento, lo rileverà il lettore dall’ esatta relazione , che il N. H. Ottolini presentò diretta al Senato col mezzo degl’ Inquisitori di Stato, ma che non fu resa nota a quel Sovrano Consesso. SERENISSIMO PRINCIPE. ÌVÌ ai più così dolente (1) nell’ani- non invertir la serie de’ tempi, ed a scanso di repetizioni , B