8-8 momento eseguita: fu istallata sul punto stesso la già predisposta Municipalità, e fu piantato l’Albero della Libertà. In seguito mancano totalmente ulteriori riscontri della presente situazione di quella Città . In tanto il Senato volendo riparare ed all’enormità dell’occorso, e metter argine all’ulterior progressione degli attentati spedisce un Espresso al Nobile di Parigi , onde sia reclamata al Direttorio la spiegata influenza Francese per le necessarie riparazioni: rivoglie un Uffizio a questo Ministro di Francia , avvalorato dalle pressanti redannazioni del N. H. Conferente, e finalmente dirige apposita Missione al General Buonaparte delli due Savj del Collegio Mes. Francesco Pesaro K. e Procuratole S.Zan Battista Corner , onde dimandare il conveniente risarcimento ad un passo così contrario a tutti li patti del Gius delle Genti, alle professate massimedel Direttorio, ed alla lealtà , e fede del Senato, e per combinare anche la maniera più opportuna per riclamare quei traviati al ravvedimento. Benché in separati • tempi , pure le risposte furono analoghe, e tutte convennero nell’assicurare , che questa non era intenzione del Direttorio , che se gli Uffiziali Comandanti avessero dato mano agl’insorgenti sarebbero severamente puniti , comeché allontanatisi dalle Commissioni , e dalle massime della Repubblica Francese , che sono di non mescolarsi nelle Costituzioni degli respettivi Governi, singolarmente amici: ma che era necessario prima il conoscere con fondamento la verità dell’ asserto fatto , e che il Senato di Venezia poteva in tanto prendere le misure, che avesse creduto opportune per richiamare li Sudditi dal traviamento . Dopo le più solenni proteste di fedeltà , ripetute anche dopo l’occorso In Bergamo, al Provv. Estraord. dalli Corpi, e da alcuni Individui della Città di Brescia , ben si avvide esso N. H., che tutte le misure da prendersi erano inutili, e che forse non avrebbero che portati maggiori sconcerti . Per salvare intanto il Pubblico danaro, che era devoluto all’ amministrazione del Provved. Estraord. , credette Egli di consegnarlo al Co: Nestore Marti-nengo, uomo di esimia riputazione , e da lui creduto sino allora il più attaccato al nome Veneto-, ma la di lui accettazione al posto di Municipalista , e la risposta data alla Carica , ch’egli non restituiva il danaro , eh’era di proprietà della Nazione Bresciana gli fece conoscere il suo inganno, e la già stabilita rivolta in quella Città . La sera delli 17 pertanto arrivarono a Cocca-glio 60 Ussari Francesi , li quali impedirono il passaggio ad un distaccamento di Cavalleria Veneta, che procedente da Bergamo dovea ridursi a Chiari: e quindi 300 Soldati tra Bergamaschi e Lombardi con qualche Soldato Francese , unitisi al primo Corpo marciarono la giornata delli 18 verso Brescia. Minacciato al Provv. Estraordinario l’incendio della Città, e l’effusione di molto sangue, se si fosse loro fatta resistenza, credette prudente consiglio la Carica di non esporre la Città, egli Abitanti. Entrarono pertanto gl’insorgenti, ed il Lecchi significò in nome del Popolo Bresciano alla Carica Estraordinaria, che voleva ritornar libero. Furono indi usati tutti li modi li più aspri, e duri contro esso N. H. , fu arrestato per alcune ore nel Castello, gli furono lacerati li vestici , accordato un semplice Pagliaccio per passare la notte, minacciato di torgli la vita, arrestati gli Uffiziali del di lui seguito, e tentati di rinunziare con grandiose offerte al legittimo loro Sovrano , il che essi rifiutarono colla maggior costanza. Fu messo poi in libertà, e per incognite vie della Città condotto fino alla Porta di Tor Lon-ga ; da dove fu allontanato da Brescia. Tra le acclamazioni poi del Popolo sedotto fu tolto dal suo arresto, e condotto in Casa Lecchi il Procurator Pisani , che assunse tosto la Cocarda Lombarda, e che si scusò col Provv. Estraord. di non poterlo seguire a Venezia, perché un’amichevole resistenza delli Bresciani lo costringeva a fermarsi.