inclinava a’Francesi più tosto che ai Tedeschi ; aggiungendo , che avrebbe desiderato di vedere il Provveditor Estraordinario ad oggetto di parlargli di varie cose. Il Provveditor Estraordinario gli replicò un’altra Lettera, in cui facendo menzione del fatto di Bergamo disse sperare Egli, che i due Cittadini, destinati a conferire con Lui, avrebbero concertato il modo di ricuperar Bergamo senza che nascesse ma-la intelligenza tra i due Governi. Qualche dì prima il Conte Federigo Fenaroli mostrò presso il Provveditor Estraordinario desiderio di condurli il Conte Francesco Gambara , dicendo, che sebbene la voce comune lo stabilisce nel numero dei Congiurati, egli non lo sapeva credere, sperando, che da un tale discorso si potesse trarre qualche utilità, sapendo bene, ch’egli aveva qualche legame con qualcuno de’ sospetti ■ Venne dal Provveditor Estraordinario la sera de’ij, facendo con mille proteste di fedeltà un discorso misterioso , che faceva crescere i sospetti contro di Lui -, tanto più, che il giorno appresso ritornò a visitare il Provveditor Estraordinario sotto pretesto, che andava in campagna. Per questo tempo il Vincenti con molta industria scrisse un Viglietto da Milano al Provveditor Estraordinario, in cui gli diceva, che al momento dell’esplosione si guardasse dal chiedere ajuto al Comandante del Castello, che molti dì prima glielo aveva offerto, essendo concertato, che i Soldati, che fossero dati per ajuto, dovevano uccidere il Provveditor Estraordinario , mentre quel Comandante era d’accordo con li Congiurati , ed aveva da varie settimane indietro mostrato col Provveditor Estraordinario molto zelo per salvargli la vita, come diceva. Il giorno appresso ir Vincenti scrisse una nuova Lettera , che accompagna la copia d’un’altra scri-ta dal General Ktlmaine al Comandante di Bergamo disapprovante la parte, che si diceva aver Egli presa nella rivoluzione di quella Città, la quale per altro non ebbe nessuna influenza almeno quanto alle cose di Brescia. 17 In mezzo a tante dubbiezze, angustie d’animo, e mancanza di tempo, e mezzi per far fronte a tanta tempesta, il Provveditor Estraordinario volle ricorrere per ultimo tentativo alla dolcezza; ed il giorno delli 16 pubblicò un’ amnistia generale per tutte le colpe passate tendenti a turbare la Pubblica quiete. Molti d\ prima il Co: Giuseppe Lecchi, il più accanito de’Congiurati, parlando al Capitan Stuari, uomo di buona fede, ed assai goffo, disse, eh’Egli si era munito di Patente Francese, ma soltanto per salvarsi dalle persecuzioni del N. H. Rappresentante, e che solo che esso partisse , vi rinun-zierebbe professandosi suddito fedele . Comunque persuaso della mala fede di queste parole il Provveditor Estraordinario si lasciò cadere, che non gli saria dispaciuto di vederlo'; v’andò la sera de’17, ripetè le cose dette al Capitan Stuari , ma con una fisonomia assai torbida, sebbene affettasse man:ere placide. Il Provveditor Estraordinario gli disse qualche cosa rispetto all’amnistia, ed alle felici condizioni dei Sudditi Veneti, ed altre cose, alle quali rispose assai freddamente. Le visite de’due principali Congiurati; il non essersi veduto nessun dopo l’amnistia pubblicata degl’indiziari, che pure erano in tanto numero, fece conoscere al Provveditor Estraordinario, che la cosa era senza rimedio. La mattina de’17 giunse un altro avviso dal Vincenti, che si dovevano introdurre in Brescia \oo Soldati Milanesi, sotto mentito abito, e sebbene l’impedirlo niente saria servito , avanzate , come erano le cose, pure fatta qualche diligenza, non si ebbe sicurezza di tal fatto . Il Provveditor Estraordinario, vedendo che si andava accostando il dolente momento, credette di porre in salvo i danari della Camera, pregando il Conte Vettor Martini’ngo di custodirli per farglieli passare in seguito a Venezia, nascendo quello, su di che, non vi era più dubbio. Il Provveditor Estraordinario lo scelse , e perché 1’ aveva creduto detestante le novità , delle quali si andava parlando oltre va-D 2