ed alcuni altri individui della Consulta fosseroamici del Pesaro, credevano salvarsi col lusingarsi, che il Savio alla Scrittura N. H. Isep-po Priuli, legato con vera srima all’illustre Soggetto, avrebbe occultamente reso vano l’Ordine, e che in tanto gli _empj Colleghi, che disegnavano di darlo in mano al General Buonaparte , si acquieterebbero senza darsi ad altri più disperati partiti . Ma differentemente 1’ intese il N. H. Priuli. Conobbe Egli subito, che col semplice rilascio di questo Damò si proclamava reo il Pesaro senza processo, e senza difesa: che rilasciato il Damò, Jt non eseguito, tutta la colpa sarebbe caduta sopra 1'Almirante delle Navi Correr, e sopra di lui come Savio alla Scrittura, che sarebbero giudicati disubbidienti : e quinci amò meglio di opporsi solo di fronte al pericolo, che acconsentin-do A Damò, dividerlo vilmente con altri. Si oppose dunque al rilascio del Damò prima in tuono bernesco , dicendo eh’ Egli non era il capo della Sbirraglia. Volle allora giustificarsi il N. H. Francesco Battala dicendo, che non nutriva si nere intenzioni, ma tolo di cautar il Governo presso li Francesi, e quindi si diffuse contro 1' Almirante Correr, Nipote del Pesaro, perchè avesse staccato un Legno della sua Divisione, acciò il Pe«aro facesse il tragitto del GWfo, non volendo riflettere, che anzi le commissioni del Correr erano di far scorrer incessantemente l’acque dell’ Istria da’ suoi Legni, e fingendo parimenti d’ignorare quello, che era pubblicamente noto, che il Pesaro dopo Tomo li. 141 qualche ora per la bonaccia era retroceduto , e si trovava a bordo della Nave dell’Almirante. Fu il Battaja sostenuto con fanatico ardore dal N. H. Giacomo Grimani dicendo, che il K. e Procurator Pesaro era Reo, perchè Procuratore di S. Marco era partito in giornata di adunanza del Consiglio M., e che per il turno toccava a lui stare di Guardia alla Log: gietta : che era Reo, perchè Nobile senza licenza era andato ad imbarcarsi .* e Reo finalmente, perchè uscito da Venezia essendo Conferente col Ministro Francese da lungo tempo- A tali accuse replicò il Priuli facendo vedere, che il turno de’ Procuratori non sanzionato da Leggi precise, e che il metodo costante era, che uno suppliva all'altro: che la Legge, che vietava a’ Nobili d'uscire dallo Stato, mai fu applicata per impedire ad un Nobile il passaggio alle suddite Provincie oltre mare: aggiunse, che eseguire l’arrèsto era lo stesso, che ponerlo alla discrezione del Buona-parte, di cui sapevano le intenzioni , che chiesto, sarebbe stato consegnato , tanto più che per loro consiglio si dovevano sacrificare li tre Inquisitori di Stato , da tutti riconosciuti innocenti di quelle colpe, che gl'imputavano i Francesi: conchiuse col dire , che li Savj usciti (tra quali erano il Battaja ed il Grimani) non potevano, nè dovevano comandare, ma che ciò era della sola autorità de’ Savj attuali, quando tutti però fossero u-nanimi nell’opinare : eh’Egli precisamente s’opponeva, e quindi non si poteva far il Damò. Tali ferme H h