dine , che gli Stati Veneti potessero essere privi del bene di avere per confinante S. M. l’imperatore , della di cui amicizia.,, e buona vicinanza avevamo tante prove. A ciò mi rispose. Le intenzioni dell' Imperatore sono, che per nessun motivo venga alterato il sistema,che vera in Lombardia avanti l'entrata de’ francesi in Italia. Per quanto potrà certo F Imperatore non darà mai mano al!i Progetti delle due Potenze ; e cirro poi io spero, che non riusciranno: Signor Am-basciator , V interesse della Casa ci' Austria , e della Repubblica in adesso sono conformi: io non voglio nessuna risposta su di ciò y mi apro solamente per via di riflesso; e non è il Ministro degli Affari Esteri, che le parla. Entrato poi subito nelle nuove del giorno, di là a poco con le più cortesi frasi mi disse liberamente, che avendo molti affari, e spedizioni a fare , era in necessità di finir la Conferenza, la quale egli terminò col pregarmi, se avessi ulteriori nuove di Venezia di comunicargliele ; come Egli mi assicurò, che farebbe lo stesso meco , se glie ne venissero. Quantunque tali parole sieno state fatte da Lui senza una certa aria d’importanza, e come se gli venissero in mente nel momento, pure riferendosi ad analoghi propositi tenutimi , e da me alla Sovrana Sapienza di VV. EE. comunicati, non ho voluto averli a mio carico, e depongo ogni cosa alla somma prudenza dell’ EE. VV. Nato l’Editto qui, che li Forastieri tutti partir debbano, molti Sudditi so-no venuti da me per ottener il Passaporto , tra quali vi fu anche qualche Bresciano. Benché il primo, che fu da xne, sia stato il Marchese Carlo Archetti ; pure ho creduto opportuno a mia sicurezza di chieder a lui lì suoi sentimenti sull’insurrezione di Brescia , alla qual ricerca protestando di voler vivere, e morire Suddito di S. Marco, fece Egli spontaneo Costituto , quale lo includo nell’Originale , protestando di presentarsi alla Suprema Autorità di VV. EE. tosto arrivato che sia in Venezia, dove è diretto. Non credendo disutile questo Costi- tuto per assicurarsi dell’ intenzione de’ Sudditi delle due Ribelli Città, che di qui ora partono, mi farò debito di rassegnar a VV. EE. il nome di ciascuno, che lo segnò nella forma fatta dal Marchese Archetti: onde tutto ciò, che riguarda questo geloso argomento , sia presente alla Sapienza di VV. EE., alle quali baciando divotamente le mani mi protesto con profondo ossequio. Vienna io Aprile i 797. Zan Pietro Grimani Ambasc. Giunse quest’ interessantissimo Dispaccio a Venezia. Gl'Inquisitori di Stato , che sinora abbiamo veduti solleciti a comunicar a’ Savj tutto quello, che influir poteva a regolare le Pubbliche deliberazioni, mossi, io non saprei dire, da qua-le spirito stimarono di tutto occultare non solo al Senato, ma allo stesso Collegio de’Savj. Ritardarono in oltre la risposta all’ Amba-sciator Grimani, cui solamente scrissero in data 22, di questo Mese, protestando, che le circostanze non permettevano di partecipar nemmeno a’Savj il confidenziale Colloquio del primario Ministro Ba-ron di Thugut.In cotal guisa tutto si combinava o per fatalità , o per malizia a tener il Senato all’ oscuro della vera posizione degli affari, e delle intenzioni delle Corti. Ma ritorniamo a riprendere il filo degli amari successi di Verona. Con nuovo Dispaccio del giorno 11 continuò il Provveditor Estraordinario Giovanelli al Senato il ragguaglio delle insidiose direzioni de’Comandanti Francesi,, essendo riusciti affatto vani i di Lui maneggi col General Balland, il quale era unito di sentimenti col Landrieux, e gli altri Generali di Legnago , e Peschiera .