alla Veneta Lombardia . Mi rispose, che si stupiva , che non ne avessi io ricevute ; e che anzi credeva, che avessi ricevuto un nuovo Corriere. In fine per abbreviar la pena a VV. EE. di renderle intese di tutta questa conversazione, le rassegnerò solo, che mostrò sorprendersi molto, che io non conoscessi il sanguinoso affare accaduto a Salò colia morte di molte centinaia. di Polacbi, Lombardi, e Francesi: che questi Soldati erano stati invitati da’Salodiani a fraternizzare, e che per tradimento erano loro caduti addosso, facendone una gran strage . Rilevai pure dallo stesso Direttore , che era stato trovato un Proclama , segnato dall’ Eccellentissimo Battaja Provveditor Estraordinario in Terraferma, col quale venivano eccitati li Sudditi Veneti ad uccidere quanti Francesi avessero ritrovati. Io gli dissi, che non sapeva niente di questo nuovo avvenimento, che mi sembrava per altro sommamente strano, ed inverisimile , tanto più , che li Soldati Polachi , Lombardi, e Francesi, che si dicono esser rimasti uccisi a Salò, non potevano essersi portati in quella Città , mentre essendo questi tutti sotto la di-endenza del Governo Francese, avreb-ero trasgrediti troppo solennemente li di lui ordini, se avessero in tal modo presa parte in quest’ affare . Che in quanto al Proclama io francamente gli diceva, che non poteva esser vero, e non era neppur verisiroile, che fosse quale gli era stato rappresentato, per la conoscenza spezialmente, che io a-veva dell’ottimo carattere di chi viene fatto credere, che l’abbia segnato. Che era poi essenzialmente contrario a tutti li principi del mio Governo, che in tanti secoli di esistenza non contenevano li di lui Registri un simile documento di barbarie, che non potrebbe, che disonorar qualunque Governo, che ne fosse stato 1’ Autore. Mi disse allora, che di tutto questo affare egli non poteva affermare né in un senso, né nell’altro, che quando il Direttorio non aveva le Relazioni Of-£ziali de’suoi Agenti, egli non poteva Ridire cosa akuna, che queste non le aveva ancora, e che per conseguenza non poteva niente rispondere alle mie riflessioni. Fu inutile, che io ne aggiungessi altre, e senza che mi fosse lasciato p:ù luogo a parlar della Lettera, né, come era stato convenuto , gli potessi ricercar di essa la copia , mi convenne metter termine alla conversazione, ritirarmi colla maggior dispiacenza di non saper più qual piega prender possino le cose relativamente alli Pubblici rispetti dell’ Eccellentissimo Senato. Nel Giornale del Rediifleur, ma non negli Articoli Officiali, io aveva letto jeri l’altro la relazione d’un affare accaduto fra delle Truppe Francesi , e molte migliaia di Bergamaschi, come VV. EE. rileveranno del qui inserto Articolo, ma io non vi feci attenzione , mentre lo credeva una delle solite invenzioni, e calunnie de’Milanesi, che cercano in tutti li modi possibili di far il maggior torto alli Pubblici delicati interessi di VV. EE. Jeri poi mi venne confidata un’altra Lettera originale , scritta da Milano da un Uffi-ziale Francese ad uno di Parigi, che descrive il fatto di Salò, dal Direttore Rewbell indicatomi. Io ne potei estrar dalla stessa Lettera l’Articolo, che lo conteneva, e lo rassegno anche questo alla di loro conoscenza. In questo momento vengo pure infermato, che questo Sig. Ex Duca Serbelloni abbia jeri presentato una Promemoria al Ministro delle Relazioni Esteriori relativamente allo stesso affare , ma non mi riuscì ancora di poterne conoscer il contenuto. Ecco, Eccellentissimi Signori , l’esito di questo sfortunato mio maneggio, e nel momento, che era per recar all’ Eccellentissimo Senato una fondata lusinga , che fosse posto finalmente un termine a tanti eccessi, ed assicurata la pubblica, e privata tranquillità, devo col più vivo dolore portar nellani-mo paterno di VV. EE. una nuova amarezza. Io non mancherò di far ogni sforzo per sostener le Pubbliche ragip-ni con tutto il zelo, ed avrò iJ più