43 «trazione verso i Sudditi della Terrafetma . Che non ommettési di loro considerare , esser ormai tempo evidente , che questo diritto dell’uomo così malamente interpretato , e definito , pure trovava negli Spiriti del Popolo, e de'Filosofastri un'accoglienza impossibile ad essere sempre prc-nuta , o cancellata . In somma nessuna Egli ommisse delle considerazioni , che potevano ssere dettate dalla sua esperienza per sostenere l’intrapreso assunto di ir gustare a V. V. E. E., come necessaria una coalizione de’Principi Ita* iani „ che più volte mi ripetè non dover essere diretta se non che ad mpedire la propagazione nell’Italia degli attuali funesti principj di libertinaggio ne’Popoli, e di scambievolmente soccorrersi al caso , che qualche esplosione fosse per manifestarsi violente. Chiuse finalmente il lungo Dia-Jogo, chiedendomi, che io facessi giungere -sollecitamente a V. V. E. E. le intenzioni del Re, che bramava,.egualmente sollecita la risposta , e che fosse questa comunicazione riguardata da V. V. E. E. fra le più confiden» ziali, ed amiche- Benché in nessuna maniera appartenesse al mio ossequio di entrare iti discussioni nell1 argomento, troppo sublimi essendo gli oggetti , e le viste 'dal sig. Conte abbracciate, pure non dimentico delle Pubbliche Massime e per non lasciar senza risposta un discorso, per cui aveva Egli mostrato tutta la penetrazione dell’animo, gli risposi: che moltissima era stata la sensazione , che aveva generato nel mio spirito i timori lasciati travvedere riguardo un possibile turbamento alla tranquillità d’ Italia per parte delle moderne massime Francesi: che in mezzo a tutto questo per altro parevami, che avesse il Sig. Conte a consolarsi , e calcolare nella saviezza della sua previdente condotta, e nello scorgere , che ne’ momenti del maggior entusiasmo non avevano potuto generare grave effetto nel Piemonte, nè penetrare addentro l’Italia in modo a prevedersene conse* guenze cotanto addoloranti . Che credevo di non ingannarmi frattanto, se lo assicuravo, che nel Veneto Dominio particolarmente tutto era passato sempre con invidiabile quiete , e rassegnazione ne’Sudditi , e che nessuna apparenza induceva a temere il benché menomo cangiamento di questi principj. Si Si gnore, mi rispose, Ella ha ragione , ma una diga fortissima di pro-idenze, e di vigilanze nel Piemonte Io ha impedito ; ma se questa si rompe, se viene rovesciata, come resistere ad un torrente, che scorrerà violento , ed orgoglioso ad innondare ogni angolo più rimoto ! Bisogna rin-