<*<> 248 «riaver ecceduto i limiti della sua podestà, parve questo atto di gravissima temerità, e per costringere in maniera efficace la volontà del Foscari a ritirare un tal atto, ingiunse al padre di lui d’instare presso il figlio per la ritrattazione di essa citazione, sotto pena, se rimanessero inutili i tentativi, dell’esiglio e della perdita della nobiltà, anche per la discendenza. In parte cesse il vescovo ritirando la citazione ; ma portatosi ad Avignone, prosegui presso il papa la controversia della quale, prevenuto dalla morte, non potè vedere la fine. Succedette al Foscari Giovanni Piacentini, il quale era vescovo di Padova, che si disonorò nello scisma contro il pontefice Urbano VI seguendo le parti dell’ antipapa Clemente VII, da cui fu fatto cardinale ; ma deposto dalla cattedra da papa Urbano, di che scrive il Baluzio, vi fu sostituito, nell’anno 1579, Nicolò Morosini II di questo nome, arciprete della cattedrale. Questi, essendo passalo a miglior vila, poco dopo e prima forse di venir consecrato, invece di lui fu eletto Angelo Corraro, che poi, nel 1590, dal papa Bonifacio IX successor di Urbano VI, fu trasferito al patriarcato di Costantinopoli, raccomandatagli eziandio la Chiesa dell’isola di Negro-ponte, allora soggetta alla repubblica veneziana. 11 Corraro fu fatto cardinale da Innocenzo VII, succeduto a Bonifacio IX, fu indi alzato al pontificato e prese il nome di Gregorio XII, ed ebbe, come è noto, un pontificato infelice per il triplice scisma. Il Corraro nella chiesa di Castello ebbe in successore Giovanni Loredano, primicerio della chiesa ducal di san Marco. Questi, essendo stato trasferito alla cattedra di Capo d’Istria, non prese possesso della cattedra castellana, e invece di lui fu promosso Francesco Faliero : a lui succedette Leonardo Dolfino, il quale era arcivescovo di Candia, che vi stette sino all’anno 1401, nel qual anno fu trasferito al patriarcato di Alessandria. Tralasciando di numerare gli altri sino alla metà circa del cinquecento, veniamo a Lorenzo Giustiniani. Era il Giustiniani contemporaneo, rispetto al patriarcato gradense, a Domenico Michele, eletto nel 1445, e morto nel 1451. Ora, morto Michele gradense, alle istanze del governo veneziano annuendo il pontefice Nicolò V, segui per canonica autorizzazione di lui la