- della sedia romana; stirpe assai spesso macchiata di sangue domestico. Accadde, che, morto Azzo X d’Este, vennero a contesa del trono Francesco fratello di Azzo e Frisco figliuolo bastardo del defunto; quest’ultimo, cacciato di Ferrara, chiese ed ottenne ajuto da’Veneziani (1). I quali vinsero, presero Ferrara, vi mandarono un rettore; ma collegatisi altri Stati italiani, fu scagliata contro la repubblica una scomunica da papa Clemente V, e i Veneziani furono sconfitti dal cardinale Arnaldo Pelagrua e dai Ferraresi. La scomunica fu di gravissimo danno pei Veneziani, perchè i navigli loro, i vasti commerci, i fondachi sparsi in ogni parte, parvero a tutti buona preda. Dovettero chiedere la pace, c la ottennero con duri patti. Causa della scomunica non fu la religione, ma la politica. Gl’ interessi terreni, la gelosia dell’autorità temporale, originarono sempre le differenze dei Veneziani colla sede romana. Erano contese fra due Stati nemici, e non i figliuoli di Cristo che il suo vicario avversassero. In questo mezzo, accadde la congiura dei Querini contro lo Stato ; congiura eli’ ebbe nome da Bajamonte Tiepolo, genero di Marco Querini. Odiavano il doge creato contro loro voglia; odiavano gli ordini dello Stato. Fu congiura di nobili contro nobili ; il popolo parteggiò pel doge e per la conservazione degli ordini civili esistenti. Furono sconfitti i Querini ; Bajamonte fuggì, poiché il suo alfiere fu ucciso da una veccliiarella, e cadde lo stendardo della ribellione. Sul fine del secolo passato vi fu chi volle far rivivere la memoria di Bajamonte Tiepolo ; ma 1’ abate Cristoforo Tcntori spagnuolo, già gesuita, ebbe il coraggio di scrivere un libro, nel quale, con validi argomenti, con documenti irrefragabili, provò, clic Bajamonte non era stato punto un Bruto ; che la congiura era di nobili contro nobili ; che Bajamonte, e meglio i Querini, volevano afferrare la signoria. La memoria di lui ricadde fra le ricordanze dei traditori della patria. Fu per causa di questa congiura istituito il consiglio dei dicci, del quale sarà parlato appositamente. (i) Vedi Pigna, Stor. ile' princ. cTEste, lib. IV. — Sandi, Principii di stor. civ., ec., voi. I, par. II, pag. 52.