i periccoli, mi avviai al passeggio sulla strada di porta Romana rilevati* do senza affettazion di ricerche qual’era il Palazzo Albani, ai punto dell’ ore 24. essendo la porta aperta m’introdussi a quello a norma dei di lei comandi, ricercando ad alcuni servi, che in luogo terreno sedevano in cir-colo del Sig. Avvocato, non profferì appena la parola, ch'uno fra questi, ch’io credo fosse prevenuto, per alcune scale secrete mi condusse in un appartamento situato alla sommità del Palazzo in una stanza ad uso di Libreria, accese il fuoco, ed i lumi lasciandomi colla sicurezza, che fra brevi momenti sarebbe arrivata la persona richiesta: in fatti non tardò un quarto d’ora l’Avvocato Serpieri a comparire; fissatolo da capo a piedi 5n un istante, riscontrai in esso tutti i segni dall’E. V. indicatimi, ond’ evitare lo sbaglio, fu egli anche il primo a ricercarmi, se arrivava in quel punto da Bergamo, gli risposi affermativamente, ed assicurato del lutto eh’ era la persona indicatami, gli significai esser io commissionato dall’Eccellentissimo Rappresentante di Bergamo di rilevare dall’indiziato Uffiziale Francese, a tenore delle di lui offerte, le asserite macchinazioni per rivoluzionare lo Stato Veneto : dopo un breve dialogo sopra tal argomento, e da me diretto specialmente a ricercarlo del motivo che animar poteva a così buona azione il Francese, studiando anche di scoprire qual oggetto animava lo stesso Serpieri di Nazione Romano, e senza rapporti col Veneto nostro felicissimo Governo, non potei ritrarre che delle assicurazioni sull’onesto carattere delFrancese, sulla purezza delle sue intenzioni, che eguali mi testimoniava per di lui parte, lasciandomi però travvedere , che la speranza d'un generoso regalo, non era l’ultima ragion sufficiente, che Io impegnasse; non trascurai l’occasione di assicurar- lo in tale argomento, e di animarlo all'intrapreso maneggio, passò quindi a ricercarmi, se avevo preso alloggio, e rilevando che all'Aibergo del S. Marco mi ero fissato, ne mostrò dispiacere, e si sforzò a persuadermi, onde mi licenziasi sul fatto avendomi egli destinato l’alloggio nella sudet* ta Casa Albani in un decente stanzino nello stesso appartamento ove, ci ritrovavamo, e che sul fatto mi fece vedére. Esitai qualche istante, riflettendo, che nella qualità de’tempi oscurisi simi, e nella nota mala fede francese, era per me pericoloso l’abbandonarmi intieramente ad essi , tutta volta I’ idea di non apportar il benché minimo pregiudizio all’intrapreso pubblico servizio mi determinò all’incerto mio personal sacrificio. Volai su! momento alla Locanda per prendere un mio mobile colà la- scia-