44 ditor Estraordinario fu ricondotto al Palazzo Pubblico sotto custodia , spie” gandosi , che atteso l’accidente nato restava sospesa la di lui partenza, e che conveniva prender deile misure per garantire la di Lui vita . Ad ogni modo furono gli Uffiziaii tenuti a vista senza le spade , delle quali erano stati disarmati nel di sopra accennato avvenimento ; e tutta quella notte de’ 18. Marzo dovettero stare in due Camere guardati a vista da una moltitudine d’ insorgenti, non avendo lasciato all’Estraordinario, che un semplice pagliazzo senza coperte. La stessa sera de’18. venne in compagnia di gran numero di sediziosi il Procurator Pisani a visitare il Provveditor Estraordinario scusandosi di non poter seguitarlo a Venezia , essendo costretto da una amichevole violenza a restare. Aveva la Cocarda Lombarda , che diceva essergli stata data , non sapeva come ; pregò il Provveditor Estraordinario di portare una Lettera a sua Moglie; ma Egli con quelle avvertenze, eh’erano proprie di quel momento, ricusò di farlo. La mattina de’19. si presentò ii Lecchi intimando di prontarsi alia partenza. Ridotti i Legni in Palazzo erano sul punto da partire, quando ritornò il suddetto Lecchi smarrito , e dice che atteso un fermento nel popolo , non voleva arrischiar la sua vita ; e che perciò era necessario trattenersi sino alla sera . Furono staccati i Cavalli , e fu condotto con tutti gli Uffiziaii del suo seguito nell’Appartamento del Rappresentante Mocenigo ; giacché gli altri Uffiziaii erano stati licenziati per andar alle 1 or abitazioni . Le Guardie però al detto nuovo appartamento venivano rinforzate dai più fervidi rivoltati, e le persone, che prima frequentavano il Palazzo, se vedevano di rado. Venuta la sera, furono rinforzate le Guardie, ed impedito a tutti di sortire da una sol camera , ove tutti esistevano quelli del seguito del Pro-veditor Estraordinario , e pochi altri Uffiziaii, che erano rimasti in Palazzo. Ritornato il Lecchi disse, che alla Porta di TorLonga, per dove doveva sortire il Provveditor Estraordinario vi, era un tumulto promosso da’bassi Ministri del Mocenigo, e che perciò conveniva prendere delle misure per assicurarsi di essi. Frattanto si andava rinforzando le Guardie alla Camera non permettendo di uscirne. Furono poste due Torcie alla porta della camera sopra due candelabri. Ritornò il Lecchi , e parlò all’ orecchia di certo Martinengo, uomo facinoroso, e sanguinario, ed a varj altri de’più feroci, e fu inteso dire, uccidetelo. In tale situazione fu ritenuto fino alle ore tre della sera con il suddetto Martinengo alla porta di Guardia colla sciabla alla mano, che ad ogni persona, che sentiva muover“