Intanto ritornò da Tolentino il Generai Buonaparte,, risoluto di attaccare l’armata imperiala prima,, che alla; medesima, giungessero gli aspettati rinforzi. In fatti nel giorno io. Marzo il General Mas* sena colla sua Divisione si portò a Felfre. I Tedeschi al suo avvici, narsi abbandonarono la linea del. Cordevole , e si ritirarono sopra Bel» luno. Contemporaneamente la Divisione del General Serrurier si avt-n<* zò ad Asolo, e nel giorno 12. passò la Piave a Vidor. Il General Guieux alle due pomeridiane passò egli pure la Piave, e giunse la sera allo Spedaletto. Tutta l’armata- Francese in fine ai 16. Marzo ri-trovossi al Tagliamento.. L’Esercito Imperiale era. accampato all’opposta sponda. Fu fierissimo il combattimento, in cui i Tedeschi, inferiori di numero fecero prodigj di valore . Il R. Arciduca,, conosciuta l’evidente inferiorità della sua armata , col favore della notte si ritirò versò Gradisca, e Gorizia. Il General Buonaparte. l’inseguì da vicino, e nel giorno 18. dopo una nuova e sanguinosa battaglia s’impossessò, di Gradisca.. Giunti i Francesi a Palma Nuova, tosto l’occuparono3 licenziando il debole Veneto Presidio, ed impossessandosi delle Artiglierie, e Munizioni» che appartenevano, alla Repubblica. Il General. Massena* giunse intanto a S. Daniele, a Osopo ,, e .Gemo na- spingendo la sua Divisione nelle gole di quelle Montagne , e quindi s’impadronì della. Chiusa,, e s* incarnino alla Pontieba, ove fece <5oo. Prigionieri. Gorizia fu dai Tedeschi evacuata, ed occupata dai Francesi. Senza perdita di tempo, e non ostante la totale disfat* ta dell’armata del Tirolo, comandata dal General Joubert, Buonaparte inseguindo il R. Arciduca Carlo, s’internò nella. Carintia, e giunse ad impadronirsi di CJangerfurt. Sembrava, che Buonaparte. minacciasse la Capitale dell’imperio, da cui ritrovavasi 9. sole poste distante.. Qui dovette egli però arrestar le sue marcie , e qui. per l’appunto si vidde costretto a dimandar la Pace,, sottoscrivendo, i Preliminari della medesima. Questi felici successi dell’ armata Francese furono rforieri di quelle sventure, che sovrastavano alla Repubblica di Venezia. In fatti li*