H Giunse frattanto finalmente i] giorno 12. Marzo, in cui levandosi la maschera la perfidia Francese doveva dar principio a rivoluzionare la Città e Provincia di Bergamo. In qual modo accadesse un sì funesto avvenimento, lo rileverà il lettore dall’esatta relazione, che il N. H. Ottolini presentò diretta al Senato col mezzo degl’inquisitori di Stato, ma che non fu resa nota a quel Sovrano Consesso, SERENISSIMO PRINCIPE, Mai più cosi dolente (i) nell’animo, e trafitto nel cuore mi presentai a V. Serenità , come in questa sventuratissima occasione , in cui debbo colla mano tremante segnare il presente foglio apportatore della più infausta delle notizie, che recar potessi mai a cognizione di V. V. E. E. duella Città, del Governo della quale ki pubblico nome fui onorato, che volontaria si diede, sono ormai quattro Secoli, sotto il Veneto Dominio, e che visse tranquilla all’.ombra del più giusto e placido governo, Bergamo non è più sotto gli auspicj fortunati della Repubblica. La più nera violenza , la più prepotente ingiustizia, il più reo tradimento, la sottrasse al dolce Veneto freno per sottopporla ad un giogo, il quale, usurpato il no« me seducente di Libertà, è in sostanza quello della schiavitù, e del dispotismo, Questo fatto però per quanto grande, per quanto aspro esset possa, non deve a V. V. E. E. riuscire del tutto inaspettato; poiché, come suol accadere de’grandi avvenimenti, che sono preceduti da fatti, che li dispongono, fu così anche in questo. Egli è pur troppo notoaVV. EE che fino da’15. del passato Dicembre, Epoca, nella quale comparvero a quella parte le Truppe Francesi, e ne occuparono la Città, ed il Castel- lo , non vi rimaneva che l’ombra della Sovranità, ed una figura vestita di Pubblica autorità , che ne amministrava un quasi precario languido e-sercizio. Le avanzate pretese, che si spiegarono in seguito, 1’ apprensione violenta delle artiglierie, delle pubbliche munizioni da guerra, e dei fucili, le operazioni del Castello, ed il di lui armo, che non ad altro poteva esser diretto, che ad offender la Città, le sparse difamazioni, le quotidiane minacci« , cose tutte già da me rassegnate a pubblico lume, tutto presagiva lo sviluppo vicino di qualche seria sopravenienza, come fu quel- (2) Questa Relazione fu presentata dal N. H. Ottolini nel giorno 16. Marzo al suo arrivo in Venezia; noi la trascriviamo qui per non invertir la serie de’tempi, td a scanso di repetizioni,