* 19l lante del Rappresentante di Bergamo, lagnandosi particolarmente, che egli ricusasse la dipendenza dalla Carica Primaria, e che procedesse con troppo rigore contro i mal intenzionati, che pur si trovavano in Bergamo. Il Tribunale Supremo, cui stava a cuore l’unione, e la concordia fra que’Pubblici Funzionar;, scrisse al N. H. Ottolini nel giorno 2,3. Febbrajo con sensi così misteriosi, che scossero quel be* «emerito Cittadino a fare la sua apologia, ed a sincerare la sua condotta , come eseguì di fatto con sue lettere del 25. Febbrajò, e primo Marzo. Inseriremo qui questa seconda, onde il lettore sia in gra-do di giudicare, se la direzione del N. H. Batfaja, non ostante 'il ¥ preponderante ascendente, di cui tra i Sav; godeva, meritasse la pub* blica censura. Illustrissimi ed Ecceli. Sig. Sig. Patr. Coll. In relazione alle veneratissime Lettere di codesto Supremo Tribunale j^ar20 13. Febbrajo spirato mi giunsero le commissioni dell’Eccellentissima Pri-maria Carica in T. F. Io eseguirò, come già scrissi a V. V.E. E. coll’ultima divota mia i Superiori voleri senza indagarne la causa: ma a scarico del dover mio assoggetto umilmente a V. V. E. E., che se i miei rapporti a quella Carica saranno assai circospetti in così delicata materia , ciò proviene unicamente da un compatibile non infondato timore, che da quel Ministero non sia custodito con gelosia , proporzionata alla qualità dell’argomento e de’tempi , quel segreto , eh’è l’unico che invita alla ape&tura , e che teneva tranquillo il mio cuore ne’ miei rapporti in seno di codesto Augusto Sacrario. Se io abbia mai dubitato di scrivere senza riserva , e senza riguardi, ne possono fare indubitata fede a V. V. E. E. le molteplici mie Lettere per tutto il corso di questa mia Reggenza, umiliate a codesto Supremo Tribunale; ed io riposai sempre tranquillo nella certezza, che mentre soddisfaceva al mio dovere , non era per verun conto esposta la mia Personalità . Eppure siccome gli effetti de’miei rapporti furono necessariamente palesi, e furono appunto giudicati conseguenza di questi gli arresti ec., mi trovo ora nell’amarissima situazione di veder compromessa la mia quiete per rea opera di coloro, che mal soffrendo il castigo di quelli , le di cui massime e professano, e seguono, resi ora arditi dalla comparsa di forze straniere, declamano contro le mie direzioni a loro riguardo, e ne formarono,