<-> 8 6 *'1=- collo Sforza ; il comune di Siena e re Alfonso di Napoli, coi Veneziani. Si lacerava la patria, lìarlolonmieo Colleoni era agli stipendii di Venezia. Fu guerra crudele come tutte quelle che accadono in una nazione stessa, dove ogni stato (iene sé stesso come fosse nazione diversa, e perchè combattevano soldati e capitani mercenari. Finalmente si venne agli accordi, e la pace fu opera di un frale, Simeone da Camerino, pio e destro, che seppe acquietare gli animi. Ma intanto un grande avvenimento si compieva, che minacciò l’ Europa di una seconda barbarie. E facilmente avrebbe ottenuto l’intento, se tre nazioni, e al certo non le più potenti, non avessero repulsala la barbarie novella. Polacchi, Ungheresi, Veneziani, hanno lungamente combattuto la forza turchesca con un coraggio, che le sconfitte facevano maggiore; nè le altre nazioni tennero conto degli sforzi loro, i quali hanno potuto moderare 1’ empito di un popolo caldo di gioventù, avido di ogni lautezza, pieno di fede cieca in una religione, che l’educava nelle annegazioni commiste a ogni lussuria e ambizione. Sfidava i pericoli trovando, o vittoria, che ambizioni e lussurie soddisfaceva, o morte, che recava supremo contentamento dei sensi ; sommo bene di genti sab atiche ed ignoranti. Maometto li distrusse il debole impero di Romania ; Costantinopoli cadde in suo potere, e i suoi discendenti 1’ hanno ancora per concessione de’ principi cristiani. Ma se I impero di Romania cadde, almeno la sua ultima pagina è gloriosissima. Costantino Paleologo vivrà sempre, e avrà onore di pianto presso coloro che tengono santa cosa lo amare la patria più che la vita, e amarla tanto da non poterle sopravvivere. Egli imperatore, seppe e volle morire prima che cedere la porla di san Romano ; non sopportò gl’ insulti o le inutili commiserazioni della servitù ; non fu superstite alla sua fama. E ben disse Lodovico Sauli ( 1 ), il fine di lui è degno di onore e di lode eterna. Per lo innanzi ebbe pochi esempi ; ebbe in appresso pochi imitatori. (i) Colonia di Genovesi in Galata, lib. VI.