382 dei valorosi suoi militi, c solo s’accorse della sua ruina quando era tulio perduto. Ma il diritto è sacro, e le generose nazioni che godono libertà non potranno non interessarsi a suo prò, che tanto è infelice! Ed ecco la speranza della propria indipendenza posta nella mediazione dell’Inghilterra e della Francia, e forse anco nelle parole di un principe che l’aveva poco prima perduta. E intanto?... coll’avanzarsi verso il suo termine il tempo delParmislizio sempre più diminuirono in fatto la speranza di una pace utile ed onorata, sempre più venne meno la confidenza nelle armi francesi, e nel mezzo di un muto silenzio di morte, gigante ci si appalesa l’inganno dell’Inghilterra venditrice dei popoli, e della Francia che li lusinga per abbandonarli poscia al loro destino. Ed ora, d’onde sperare salute ? In Dio, e nel popolo! Se stà scritto nel cielo che l’Italia un tempo debba esser libera^, il nostro certamente è quel desso. Oh ! tra i mesi decorsi ed il momento presente l’umanità percorse uno spazio immenso, un cammino sterminato; i popoli sono divenuti giganti, più non sono quegli schiavi timidi e paurosi che impallidivano muti al nome di re o vili e dappoco ne adoravano lo splendore; essi hanno appreso che i principi pure sono di fango; che Iddio non fu ingiusto nel creare i suoi figli; che l’oppressione non è opera della benedetta sua mano, ma il frullo della mente superba e del cuore perverso. Il Signore lo ha voluto ! ed i peccati delle nazioni furono cancellati dal dolore di una lunghissima schiavitù, ed incomincia la punizione della tirannide. La verga ha finito di percuotere c vien gettata nel fuoco. Il Signore ha ascollato le lagrime dc’suoi figli; egli gli ha delti liberi : e però è ornai vana la guerra dell’orgoglio e della politica; i loro sforzi saranno gli ultimi, e tanto più presto termineranno, quanto più accanita sarà la loro resistenza. La misura è al suo colmo ... la bilancia dei loro delitti trabocca ... essi sono condannati! Ed ecco dove si fonda la salute d’Italia. Pochi mesi avanti il popolo, in mezzo pure alle grida del suo dolore, e tra gli sforzi della sua libertà, credeva ancora nei re, s’acchetava alle loro promesse, s’addormentava alla voce Costituzione e franchiggia, e sognava felicità. Ei pensava effetto di amore paterno ciò che altro non era che il fruito di una diabolica politica, e non vedeva qual tesoro di odio radunassero i principi nel loro cuore, mentre pareva concedessero volonterosi ai loro sudditi ogni massimo bene. Bastò poco tempo al disinganno, ed essi medesimi, i principi lo affrettarono. Lo dica FAuslria e la Germania, lo dica Napoli, Torino, Firenze; lo dica Roma, dove se il cuore di Pio veramente amorevole non v’ebbe parte, per le mene scellerate delle altre corti però i falli furono i medesimi, dove sia andata a finire la Costituzione. Oh ! fidatevi del cuore dei principi, genti deluse! Libertà di popolo e scettro di regnante sono termini che si contradicono. La storia è lunga e dolorosa : ma se non ci fu maestra per il passato, brillò ora in pochissimo tempo di tanta luce, che oltre il rendersi chiare le vecchia sue pagine si mostrò in brevi fatti, che le nazioni soggette ai re non potranno mai essere felici. Sì, i popoli hanno oggimai conosciuto il principe intuitala sua estensione : lo hanno veduto despota, ingiusto, tiranno; Io hanno ravvisato subdolo e menzognero nelle sue promesse, lo hanno provato traditore ne’suoi aiuti, car-