149 Anche senza di questa, la Francia non può abbandonarci soli: Unitasi di sapere s’ella avrà per vicino una nazione amica e che potrà riuscirle una fedele alleata, od una potenza tradizionalmente sua nemica. Se non potrà aiutarci direttamente ci aiuterà indirettamente, e da lei ci verranno generali e soldati volontari, da lei armi e munizioni, da lei una protezione alla fragile neutralità della Svizzera ed un freno contro le parzialità dell’Inghilterra. Ricordiamoci che nessuna guerra d’indipendenza ha mai finito coll’ oppressione di chi vuol esser indipendente. Gii Svizzeri combatterono contro l’Austria per circa un secolo; gli Olandesi quasi altrettanto; dieci anni durò la guerra per l’indipendenza degli stati uniti di America, e sette quella delia Grecia. Se la Polonia soggiacque, lo deve a circostanze che non sono in noi, e soprattutto alla mancanza di comunicazioni col mare, e alla troppa lontananza dalle nazioni che la favorivano. Spetta ora al ministero di operare con rapidità, con vigore; di scegliere buoni agenti diplomatici presso i principi italiani: e in queste cose è bene di dimenticare il cerimoniale di etichetta che consuma tempo e danari, non giova al segreto, e o ritarda o manda in fumo i migliori concepimenti. A. BIANCHI GIOVINl. Pubblichiamo con vero piacere la protesta seguente del Generale Antonini inviataci da lui in uno di questi giorni. LA DIREZIONE. » Generale lombardo testé combattente nella guerra d’indipendenza ed ora accomiatato mediante lettera del Capo dello Stato Maggiore Sardo, non posso nè voglio lasciare questa nobile parte di Italia senza far pubblica cpiesta mia dichiarazione; a ciò m’induce nè rancore nè gelosia, ma solo un puro sentimento d’onore. Parlilo da Milano dopo fatta la capitolazione, mi trasferì a Novara; giuntovi appena fu subito sparsa la voce eh’ io era ivi venuto a tramare un complotto rivoluzionario, a sovvertire, a spingere il popolo ad eccessi. La calunnia che precedendomi a Genova e più oltre, m’aveva già fatto condottiero d’una masnada d’uomini perniciosi alla società, e così male accolto al primo por piede su terra italiana, la misera calunnia anche ivi m’aveva raggiunto. Non vi badai troppo, e il tempo, gli avvenimenti mi diedero pienamente ragione. Nella mia qualità di Generale lombardo credei bene di recarmi al Quartier generale in Vigevano. Avuto un permesso di dieci giorni per recarmi in seno di mia famiglia e riposarmi, così necessitando la mia ferita, secondo le istruzioni avute ne diedi avviso al Ministero, e dopo spirato il termine mi restituii a Novara. Il sig. Luogotenente Generale Olivieri in attesa di mia conferma mi destinava intanto in qualità di Maggior Generale a Vercelli dove eransi radunate tutte le truppe lombarde e miste. Ma sembrandomi in allora più che mai gravi le condizioni in tutti gli Stati Italiani, non abbattuto per le recenti sventure, persuaso anzi che 1° spirito pubblico sarebbesi fra poco rialzato, e pesandomi quello stato