401 rocehiale si esporrà alla pubblica adorazione 1’ augustissimo Sacramento un’ora prima del tramonto del sole, e si canteranno le Litanie maggiori, colle preci prescritte dal rituale in quacumque tribulatione. Cosi avremo per tutto un mese un corso di preghiere pubbliche, a cui, volendo e potendo, avranno agio di concorrere i fedeli da ogni punto della città, per implorare dal cielo, coll’intercessione della SS. Vergine, e di tutti i Santi, quei benefìzii dei quali abbiamo, e potremo aver maggior bisogno in questo periodo di tempo. Compiuto questo mese, le comunità religiose si maschili che femminili potranno aggiungervi un giorno per ciascheduna nelle rispettive Chiese; e così ci avvicineremo al fine di ottobre, stando, per così dire, in atto di generale, e continua preghiera. Vogliamo poi che queste funzioni sieno (atte colla maggior possibile parsimonia di addobbi e di cere, esclusa ogni musica ¡strumentale e di canto figurato, ed anche ogni sermone, che non fosse fatto dal parroco locale, o da un religioso del convento, in'cui si farà la funzione; e questo pure assai semplice e breve, e sull’ argomento, che accenneremo qui appresso. Ma siccome le ali della preghiera per ascendere sino al trono di Dio sono il digiuno e la limosina; così desideriamo vivamente, senza farne obbligo ad alcuno, che gli abitanti di ciascuna parrocchia, nel giorno precedente a quello della preghiera, quando non cada in domenica, digiunino con astenersi dalle carni, e dai latticini ; ed accordiamo a quelli che avranno ciò fatto, e che si accosteranno ai Sacramenti della confessione e comunione nella propria Chiesa parrocchiale, e non polendo in questa, in qualunque altra, e pregheranno divotamente per la prosperità delia Chiesa e dello Stato, indulgenza di cento giorni. E la limosina a quale oggetto dovrà esser diretta? Voi già lo sapete, o dilettissimi. La patria ha bisogno tuttavia di molti e pronti e generosi soccorsi. Dunque sia la patria in questa occasione 1’ unico oggetto delle offerte, che siete per fare. E chi non sa che, sotto questo nome dolcissimo, si comprendono le persone, e le cose, e le memorie più care, che possiate aver sulla terra? Qui avete aperti per la prima volta, e forse chiuderete per l’ultima i vostri oechi alla luce del giorno; qui riposano le ossa de’ vostri antenati ; qui vivono i congiunti e gli amici vostri; qui stanno le Chiese, in cui foste rigenerati bambini alla vita spirituale, in cui adulti partecipaste dei tesori celesti, in cui divenuti cadaveri sarete confortali dagli estremi suffragi]'. E qual patria è la nostra, o dilettissimi ? ( Diciam nostra, perchè al difetto della nascita supplisce già abbondantemente il tranquillo, che vi abbiam fatto, più che quadrilustre soggiorno.) Una città, culla e rocca di libertà; madre di eroi e di santi, attrice d’ingegni per ogni rispetto d’immortai rinomanza, insegnatrice ed istitutrice di ogni ottima disciplina, dominatrice altre volte dei mari, trionfatrice di feroci nazioni, conservatrice soprattutto gelosissima dell’ unica vera e santa Religione, sotto gli auspizii della quale fondò, e mantenne inviolato per quattordici e più secoli il suo puro dominio; ed ora fatta asilo delle italiane speranze, e punto centrale, in cui s’affissano gli sguardi tutti d’Europa. Ecco di che patria siam figli; e mentre chi ne tiene il governo non risparmia fatiche, nè cure, ne’sludii per salvarne il prezioso deposito, voi già, conoscendone l’importanza ed il pregio, rispondeste