77 lodarsi, quella parte eh' è terribile soltanto pei principii malefici e pei poteri in ruina. I motivi generosi sono sempre di buon augurio; nessuno, a lungo andare, si è pentito mai d! aver latto una nobile cosa. Ma quando il momento si accosta, convien esser pronto a ghermirlo; poiché nell'indugio giace veramente il pericolo. Passalo il momento, ciò eh’ era un mezzo diventa un ostacolo; ciò che tutto il mondo avrebbe onorato come un sacrifizio, non pare più altro che uno spediente. 1 piccoli mezzi non possono dare se non miseri eflfetli; e il timor della perdita è spesso delle perdite la men reparabile. Chi teme sempre di cadere, 1101» andrà mai ratto; nè tocca all’ aquila rimuovere gli occhi dal sole per misurare lo spazio ch’ella varcherà se fida nel vigore della sua ala. La Francia nul-l’ha a temere se 11011 il timore suo stesso; il quale, manifestandosi nelle parole e nelle reticenze, farebbe crescere più sempre in arroganza il nemico, Se, fin da ora, ella si fosse lanciata fuori, non per riparare tutti i torli e minacciare ogni forza ingiusta, ma per mettere una parola di mediazione fra gli oppressori e gli oppressi, forse le sue discordie interne 11011 sarebbero scoppiate: 1’entusiasmo avrebbe morta la passione, la benevolenza avrebbe domalo l’odio. Ogni nazione, ma segnatamente la Francia, vuol essere inebbriata di gloria 0 di sacrifizio; e ne’ tempi medesimi di cupidità e di corruzione, riman sempre nella natura umana un capitale di generosità, che bisogna saper porre a profitto. L’ aratro che non rivolta la terra non può fecondarla; la diranno spossala, e sarà inerte soltanto. Ora, l’inerzia non si conviene alla Francia; la Francia vuol guadagnare la sua giornata col sudore della sua fronte, od a prezzo del suo sangue. La tema del disonore è la sua vera agonia. Incitandola ad un atto d’umanità, noi non le promettiamo alcun premio; glielo assicura Dio: solamente le guarentiamo che non ne patirà nessun danno. Eli’avrà con sé tulli i piccoli stali e tu Iti i popoli grandi; avrà 1’ avvenire e la coscienza del genere umano. Se la Francia insiste, l’Inghilterra si porrà dalla sua parte, e non le moverà guerra per raccogliere l’eredità di gloria del sig. Metlernich. Lord Palmerston non può avere dimenticato le attiche facezie de’ fogli viennesi sul fatto suo, quand’egli ebbe a dire che il governo austriaco in Italia non era il modello del disinteresse e della tenerezza. Lord Palmerston 11011 può al certo rinnegare que’ suoi sentimenti rispetto ad una nazione che 11011 gli fece alcun male, e da cui gl'inglesi nuli’hanno a temere, e molto asperare ov’ella sia libera di comperare da chi più le aggrada. Non aggiungerò che l’Inghilterra, posta la guerra, avrebbe più a paventare essendo nemica che amica della Francia. La politica inglese è abbastanza illuminata per conoscere i suoi pericoli veri ed il più sicuro mezzo di vincerli. La sua mediazione non può avere altro scopo, da quello in fuori d’evitare una generai combustione, nella quale le sue colonie le sfuggirebber di mano, mentre le questioni sociali in casa sua scongegnerebbero quella macchina ammirabile, la cui lunga conservazione sarà lo stupor della storia. Ma se fosse dimostrato che l’indipendenza dell’Italia può sola evitare codesta combustion generale, l’Inghilterra godrebbe di conchiudere la sua mediazione con un atto di probità, che non danneggierebbe persona. Ora, per-